L’EDITORIALE – Di Segni: Troppi silenzi colpevoli sul 7 ottobre
Il 7 ottobre 2023 migliaia di terroristi hanno massacrato migliaia di civili nel sud d’Israele. È una data per la quale non abbiamo ancora trovato un nome univoco per far comprendere l’orrore che si è abbattuto su tutto il popolo ebraico, su ogni persona assassinata, ogni famiglia orfana, ogni ostaggio, ogni ferito, lo Stato di Israele come entità politica e tutti i suoi cittadini. Il 7 mattina è cambiato il nostro destino, è cambiato il mondo, e nulla può tornare come prima. Impossibile fare in questo primo mese il bilancio del dolore che continua a svelarsi giorno per giorno. Alle urla strazianti di chi ha subito i delitti più atroci – urla che affollano le nostre menti e distolgono ogni sereno sonno – si aggiunge il dolore per il silenzio. Silenzio dell’Onu per le sevizie contro bambini e neonati, violenze e torture sulle donne, rapimento di civili e la lista è lunga. Silenzio della Croce Rossa che non lamenta o non prova a visitare ed accertare la situazione degli ostaggi. Silenzio di tutte le ong di difesa diritti umani per quanto avvenuto il 7 ottobre e per quanto sta accadendo in questi giorni in molte nostre comunità in tutto il mondo. In parallelo al silenzio assordante, ci sono gli slogan urlati da chi difende in modo superficiale e demagogico il popolo palestinese e attacca gli interventi di difesa dell’esercito israeliano. Se davvero volessero il bene dei palestinesi, tutte queste voci assenti e voci di lamento si dovrebbero unire a noi nella lotta contro Hamas e contro la cultura che nei decenni ha diffuso. Comprendendo che il vero obiettivo di Hamas è lo sterminio.
I nostri appelli non hanno risposta né vaga né concreta ma è doveroso ripeterli: all’Onu a tutte le sue agenzie ammutolite; alle ong per tutte le grida che esaltano l’orrore e celano la verità; alla stampa, i media e le piattaforme che inondano o diffondono odio e pregiudizio con interviste e reportage che di giornalismo serio e responsabile non hanno nulla; alle comunità musulmane che vivono accanto a noi affinché credano nella convivenza e nei valori delle democrazie che le ospitano anziché importare schemi di guerra santa e di vendetta. E ancora un appello a fare tacere quelle suppliche declaratorie rivolte al D-o unico e comune alle nostre fedi, tanto osannato da chi disconosce i peggiori delitti e che dimentica che siamo stati creati a Sua immagine. Un appello alle nazioni che desiderano la pace e la convivenza – l’Italia compresa con le posizioni chiare assunte dal suo governo – affinché, unite in forum nuovi e diversi – possano arginare le potenze che cercano distruzione e altri massacri. Un appello a fare cessare gli appelli umanitari diretti unicamente verso Israele, un paese che agisce secondo morale e non si è sottratto alle norme internazionali.
L’antisemitismo è tutto questo. Non è mai sopito e si è presentato in questi trenta giorni con il volto del terrorismo radicale e l’abbraccio europeo dell’ignoranza e l’ottusità dilagante. La difesa che si chiede non è solo per le nostre vite, per i nostri luoghi di culto e di vita ebraica, ma a difesa della civiltà millenaria di cui siamo parte e a difesa delle libertà che ci consentono di vivere qui e professare ogni credo e ogni convinzione – libertà abusate e date per scontate. Mentre noi cerchiamo di tradurre in parole, carezze o concetti quanto avviene a torno a noi, ci rendiamo conto di scontrarci con schemi geopolitici ed economico-finanziari di portata globale alimentati da una propaganda e didattica mirata dell’odio che dura decenni. E noi cosa possiamo fare? Continuare a vivere e nutrire di amore per la vita i nostri figli e nipoti, continuare ad essere ebrei.
In questi 30 giorno abbiamo visto la solidarietà e il bene di un popolo che si è prontamente adoperato con mille gesti di volontariato e supporto per lenire l’incubo e il grido di un’intera nazione. Israele non ha chiesto di entrare in nessuna guerra ma ne uscirà vittoriosa grazie allo spirito che ci unisce, grazie ai soldati e ai coraggiosi di animo che si sono arruolati, alla protezione che D-o ci estende e al quale rivolgiamo ogni preghiera di speranza. A ciascuna famiglia orfana, a ciascun ostaggio, o ciascun ferito, a ciascun soldato il nostro abbraccio e promessa di fare tutto il possibile per restituire dignità, vita e doverosa memoria.
Noemi Di Segni, presidente Ucei