GUERRA – 34ESIMO GIORNO
Gli Usa colpiscono in Siria
Scoppia lo scandalo
dei fotografi di Hamas

Dopo dieci ore di combattimenti, le forze di difesa israeliane hanno ottenuto il controllo di una delle roccaforti di Hamas nel nord di Gaza. La base è nota come “avamposto 17” e si trova a Jabaliya ovest, poco a nord di Gaza City. All’interno sono stati scoperti “piani di battaglia di Hamas, così come armi e tunnel. Uno di questi si trovava vicino a un asilo e conduceva a un esteso percorso sotterraneo”, ha dichiarato l’esercito. La conquista della roccaforte è un passo avanti importante nell’operazione via terra a Gaza, spiegano i militari. Operazione in cui ad oggi sono caduti trentanove soldati e in cui Tsahal è riuscita a decimare i vertici di Hamas.
In cima alla lista degli obiettivi, la distruzione delle basi di lancio missilistiche. In queste ore lo ha ribadito il ministro della Difesa Yoav Gallant, sottolineando come sia prioritario garantire ai cittadini israeliani “la sicurezza e la possibilità di ritrovare la propria routine quotidiana”. Interrompere il lancio di missili – oltre 9500 quelli sparati in un mese – permetterà anche all’economia di molte zone del sud di ripartire.
Un discorso valido anche per il nord del paese, dove è Hezbollah a sparare dal sud del Libano. Israele risponde ai terroristi libanesi, colpendo le sue basi e milizie sul confine. Allo stesso tempo avverte i nemici iraniani a non provare ad allargare ulteriormente il fronte di guerra. Il messaggio è stato inviato con un’azione militare in Siria. Qui, in coordinamento con gli Usa, i caccia israeliani hanno colpito alcuni gruppi armati sostenuti dall’Iran, uccidendo dodici miliziani.
Altro fronte è quello in Cisgiordania. A Jenin le forze di sicurezza sono intervenute per eliminare una cellula terroristica di Hamas e nella città palestinese diverse ore di scontri. Israele teme che nell’area, sotto controllo di una sempre più debole Autorità nazionale palestinese, le violenze si diffondano, istigate dai diversi gruppi terroristici.
Gerusalemme è preoccupata anche per un altro fattore chiave in questo conflitto: i media. Il direttore capo ufficio stampa del governo, Nitzan Chen, ha chiesto spiegazioni alle agenzie Associated Press, Reuters, alla CNN e al New York Times in merito al coinvolgimento di loro fotografi negli attacchi del 7 ottobre. Un coinvolgimento, ha evidenziato Chen, “che supera ogni linea rossa, professionale e morale”. A denunciare queste ambiguità è stata l’ong HonestReporting. Dalle sue indagini emerge come quattro fotoreporter, collaboratori dei media citati, siano arrivati al confine con Israele il 7 ottobre insieme ai terroristi di Hamas, documentando l’uccisione di civili israeliani, il linciaggio di un soldato e i rapimenti a Gaza. L’ong si chiede se questi fotografi si siano coordinati con i terroristi e se i rispettivi datori di lavoro fossero a conoscenza dell’attacco.
Le immagini del massacro diffuse da AP e CNN sono state accreditate a Hassan Eslaiah, Yousef Masoud, Ali Mahmud e Hatem Ali, tutti freelance che vivono a Gaza. HonestReporting ha diffuso le schermate dei tweet cancellati di Eslaiah, in cui si documenta in piedi davanti a un carro armato israeliano in fiamme. La didascalia in arabo recita: “In diretta dall’interno degli insediamenti della Striscia di Gaza”. L’ong ha mostra anche una foto che ritrae Eslaiah mentre riceve un bacio sulla guancia dal leader militare di Hamas, Yahya Sinwar.
Per il ministro delle Comunicazioni Shlomo Karhi “la gravità della situazione richiede una risposta rapida e completa”. Il ministro ha contattato CNN, la Reuters, il New York Times e AP chiedendo di prendere provvedimenti. CNN ha nel mentre annunciato di aver sospeso ogni rapporto con Eslaiah. Reuters ha diffuso una nota in cui “smentisce categoricamente di essere stata a conoscenza dell’attacco o di aver avuto giornalisti al seguito di Hamas il 7 ottobre”. Una dichiarazione simile è arrivata da AP.

(Immagine di HonestReporting)