GUERRA – 38ESIMO GIORNO
Tsahal cerca di stanare Hamas
mentre si scalda il fronte
con Hezbollah

Razzi, missili anticarro, colpi di mortaio, droni. Dal sud del Libano Hezbollah sta intensificando i suoi attacchi quotidiani contro Israele. In queste ore nell’alta Galilea sono risuonate le sirene antimissile e migliaia di israeliani sono corsi nei rifugi. Domenica i colpi dei terroristi libanesi hanno ferito dieci civili, due in modo grave. “Abbiamo piani operativi per l’area”, ha garantito il portavoce militare Daniel Hagari, sottolineando che Israele non permetterà che i suoi residenti nel nord “non si sentano sicuri di tornare nelle loro case”. La risposta è arrivata con nuovi bombardamenti nel Sud del Libano e l’eliminazione di alcuni operativi di Hezbollah. Il timore di una escalation è reale, scrivono gli analisti, anche se l’obiettivo di Hezbollah al momento sembra limitato a tenere impegnate e in parte distrarre le forze di sicurezza dello stato ebraico.
Per Tsahal il cuore del conflitto rimane la Striscia di Gaza, dove 44 dei suoi soldati sono caduti dall’inizio dell’offensiva via terra.
Nel 38esimo giorno di guerra, i combattimenti sono concentrati nell’area di Gaza City: e l’obiettivo è smantellare la base operativa di Hamas sotto l’ospedale Shifa. Fonti militari israeliane hanno spiegato a Yediot Ahronot e al New York Times che i terroristi hanno iniziato a costruire il loro centro di comando sotto l’ospedale nel 2007, l’anno in cui Hamas ha preso il potere nella Striscia e iniziato ad eliminare le altre fazioni palestinesi. Inizialmente il gruppo ha scavato sotto le fondamenta dello Shifa, aggiungendo piani sotterranei. Poi la base è stata collegata al resto della rete dei tunnel che corre sotto la Striscia. Hamas nega di avere legami con l’ospedale, ma Tsahal ha portato documenti, prove, ricostruzioni dell’esistenza di questa infrastruttura.
L’uso degli ospedali e dei civili come scudi umani è una pratica consolidata del movimento terroristico. Una pratica condannata in queste ore dall’Unione europea in un testo condiviso dai 27 stati membri. Nella dichiarazione congiunta si chiede a Hamas “il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi”. 239 persone di cui da oltre un mese non si sa quasi nulla. La Croce rossa non li ha mai visitati e dall’Ue ribadiscono come sia “fondamentale” permettere l’accesso dei soccorritori ai rapiti.
I paesi europei si uniscono anche “agli appelli per una pausa immediata delle ostilità e per la creazione di corridoi umanitari, anche attraverso una maggiore capacità ai valichi di frontiera e attraverso una rotta marittima dedicata, in modo che gli aiuti umanitari possano raggiungere in sicurezza la popolazione della Striscia”.
Da prima dell’ingresso a Gaza l’esercito israeliano chiede ai civili palestinesi di spostarsi dal nord, epicentro del conflitto, verso sud. Oggi ha nuovamente aperto un corridoio per l’evacuazione della popolazione lungo la strada Salah Al-Din. Lo ha fatto con un messaggio in arabo in cui avvisava che dalle 9.00 alle 16.00 la strada sarebbe rimasta aperta per permettere ai civili di muoversi in sicurezza. Sin dall’inizio Hamas si è opposto a questi spostamenti: il suo interesse è usare i civili come “scudi umani”. E sono decine le testimonianze di persone a cui i terroristi hanno impedito di lasciare i luoghi degli scontri. Per loro l’esercito israeliano ha attivato un numero di cellulare e di un canale telegram (@gaza_saver) per avere informazioni sui corridoi umanitari.