LA MOSTRA
95% paradiso, 5% inferno
Parlano le donne del kibbutz Be’eri

Per l’artista Tamar Nissim lo svincolo di Yad Mordechai, quattro chilometri dal confine con la Striscia di Gaza, rappresentava l’inizio della paura. “Era il 2017 e viaggiavo da Tel Aviv verso Be’eri per creare una video installazione per il kibbutz. Per me quell’incrocio coincideva con l’inizio del pericolo. In caso di lancio di missili, avrei avuto 15 secondi per mettermi al riparo: una consapevolezza spaventosa”. Il suo progetto artistico, che dà voce ad alcune donne di Be’eri sulla vita sotto perenne minaccia di attacchi, era nato dopo la guerra a Gaza del 2014 e si era modellato sulle sensazioni di Nissim. “Pensavo: se io sono così terrorizzata, cosa pensano loro? Vorranno andare via dopo tutti quegli allarmi, i razzi, il pericolo dei tunnel dei terroristi? Avranno paura di crescere lì i loro figli?“. Ma le risposte, racconta oggi a Pagine Ebraiche l’artista, furono per lei una sorpresa. Le nove donne intervistate avevano sì paura, “ma razionalizzavano tutto e difendevano la loro idea di comunità. Erano convinte della loro narrazione, dell’idea profondamente israeliana che mai più abbandoneremo le nostre case”. Una di loro dirà a Nissim che Be’eri è “Uno dei migliori posti al mondo per crescere i figli”. Frase che ha poi dato il titolo alla sua opera. “Dentro quelle parole c’era la loro convinzione, ma anche il mio dubbio, anche il mio intento di sottolineare la contraddizione della loro esistenza”.
Oggi quell’opera per Nissim ha un significato diverso “è la rappresentazione della resilienza di quelle nove donne, dai 18 agli 84 anni. Nella loro voce c’è la forza della determinazione ad affrontare qualsiasi cosa”. L’opera da oggi è in mostra al Maxxi di Roma, parte di un’esposizione portata in Italia dall’ambasciata d’Israele a Roma. “Novantacinque percento paradiso, cinque per cento inferno”, il titolo del percorso espositivo, in riferimento alla vita nei pressi della Striscia di Gaza. Cinque i lavori in mostra, tutti video e incentrati sulla scelta di vivere al confine con l’enclave palestinese. L’intero progetto era stato pensato da Ziva Jelin e Sofie Berzon MacKie e portato di recente alla Galleria Be’eri, data alle fiamme dai terroristi di Hamas lo scorso 7 ottobre 2023. Quel giorno è stata assassinata anche una delle donne intervistate da Nissim, Tami Suchman. “Ora il mio invito è di ascoltarle e concentrarsi sulla loro personalità“, spiega l’artista. Nelle immagini ci sono i loro volti, ma anche la calma e la bellezza dei luoghi attorno al kibbutz. Nissim non sa se le sopravvissute pensino ancora le frasi registrate nei suoi video. “Il loro modo di confrontarsi allora con la precarietà e il pericolo del conflitto parla però al presente. Ci interroga su come affrontare oggi la tragedia del 7 ottobre, il nostro rapporto con i vicini, il senso della guerra”.