ARGENTINA – Eletto Milei,
fan di Trump e di Israele

Per la stampa internazionale è difficile inquadrare il nuovo presidente dell’Argentina, Javier Milei. Lui, economista 55enne, si è definito un anarco-capitalista. Opinionista televisivo, il suo populismo di destra ha conquistato gli argentini e lo ha portato ieri, alla vittoria alle urne. Nel corso della campagna elettorale ha avanzato proposte estreme come “dollarizzare l’economia”, cioè sostituire il peso argentino con il dollaro statunitense, e “far esplodere” la Banca centrale argentina perché non in grado di tenere a freno l’inflazione. Il suo successo , spiegano gli analisti, si deve soprattutto alla sua efficace retorica contro la classe politica nazionale, definita “ladra e corrotta”.
“Oggi inizia la ricostruzione dell’Argentina. Oggi inizia la fine del suo declino”, ha dichiarato Milei dopo la vittoria. Oltre per le sue posizioni spesso controverse, il nuovo presidente argentino si è fatto notare per un particolare legame con il mondo ebraico e con Israele. In un’intervista estiva allo spagnolo El Pais, ha parlato dei suoi studi con il rabbino Shimon Axel Wahnish, che dirige una comunità ebraica argentino-marocchina con sede a Buenos Aires. Nell’intervista, Milei ha detto di aver considerato in passato la conversione all’ebraismo, ma di ritenerla incompatibile con la presidenza dello stato. “Se sono presidente e c’è lo Shabbat, cosa faccio? Mi scollego dal Paese dal venerdì al sabato? Ci sono alcune questioni che lo renderebbero incompatibile”.
Mieli è un sostenitore di Israele e si è impegnato a spostare l’ambasciata argentina da Tel Aviv a Gerusalemme, seguendo una delle prime mosse del presidente Donald Trump, di cui si è detto un ammiratore. Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, Milei ha condannato il movimento terroristico ed è apparso a una manifestazione pochi giorni prima del voto sventolando una bandiera israeliana.