OSTAGGI – Le famiglie ricevute
dal papa fra speranza e delusione
Aiutateci a riportarli a casa, fate in modo che l’attenzione resti alta. È l’appello dei rappresentanti di dodici famiglie di ostaggi israeliani sequestrati da Hamas. Le famiglie si trovano in queste ore a Roma e stamane hanno incontrato il papa. “Dal 7 ottobre scorso Israele non è più lo stesso paese, per via della tragedia di proporzioni bibliche con cui è stato costretto a confrontarsi”, ha affermato Raphael Schutz, l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, nel presentarli ai giornalisti in un’affollata conferenza stampa al centro ebraico Il Pitigliani.
I famigliari hanno dato in genere una lettura positiva dell’incontro, definendo il papa “compassionevole” e “attento” alle loro istanze, pronto insomma a “fare qualcosa di utile per venire a capo di questa situazione. C’è stato però anche chi ha proposto una versione differente dei fatti. Il caso l’ha aperto Yehuda Cohen, 54 anni, padre del 19enne Nimrod. “Sono deluso che ci abbia dedicato poco tempo, siamo venuti da Israele apposta”, ha commentato l’uomo, che si è detto in particolare rammaricato perché l’altra sua figlia Romi, che rappresentava la famiglia a Santa Marta, “non ha potuto raccontare la storia di suo fratello”. Ma anche perché il papa, che stamane ha incontrato anche una delegazione di palestinesi con detenuti nelle carceri israeliane, non avrebbe definito Hamas “un’organizzazione terroristica”. Drammatiche le testimonianze dei famigliari alla stampa. Tra gli altri Evgeniia Kozlova ha parlato di suo figlio Andrey: nato a San Pietroburgo 27 anni fa, si è trasferito in Israele nell’agosto del 2022 e dall’inizio di quest’anno è “con orgoglio” cittadino israeliano. È stato rapito al rave party, dove lavorava nel personale di sicurezza (senza armi). Così la donna, nell’esprimere la propria angoscia: “Nell’accordo di queste ore con Hamas, persone come mio figlio sono escluse. Non so bene cosa fare. Ricordo solo che per la liberazione di Gilad Shalit ci sono voluti più di cinque anni. Visto che parliamo di oltre 200 ostaggi nelle mani dei terroristi, non penso di avere a disposizione 1.000 anni per riabbracciarlo”. Durante l’udienza generale in piazza San Pietro, riferendo a migliaia di fedeli dei suoi due incontri mattutini, il papa ha detto: “Le guerre fanno questo ma qui siamo andati oltre le guerre, questa non è guerra, questo è terrorismo”. Durante la conferenza stampa Nadav Kipnis, i cui genitori sono stati entrambi assassinati e che ha molti cari in ostaggio a Gaza, ha evidenziato: “Non ci può essere nessuna equivalenza tra Hamas che è un’organizzazione terroristica e si fa scudo dei civili e Israele che difende i civili”.
Credit: Vatican Media