GUERRA – GIORNO 51
Liberati altri ostaggi ma Hamas divide le famiglie
I veicoli dei rapiti presi a sassate fino al confine

Sono lunghe giornate di attesa e speranza in Israele per le famiglie degli ostaggi tenuti prigionieri da Hamas. Questa sera i terroristi palestinesi hanno liberato il terzo gruppo di rapiti, 51 giorni dopo il loro sequestro e l’inizio della guerra: sono quattordici israeliani e tre cittadini stranieri; nove dei rilasciati sono bambini, tra cui Avigail Idan, 4 anni, i cui genitori sono stati entrambi uccisi il 7 ottobre.
Sabato sera, dopo i tredici rilasciati venerdì, un altro gruppo di tredici donne e bambini israeliani è tornato a casa. Tra loro, Emily Hand, che inizialmente si pensava fosse stata uccisa nei massacri del 7 ottobre. Poi si è scoperto che la bambina era a Gaza e la scorsa settimana ha compiuto nove anni mentre era imprigionata nella Striscia. L’immagine e l’emozione del suo abbraccio con il padre, Thomas, in queste ore ha aperto tutti i siti di notizie israeliani. “Siamo felici di riabbracciare Emily, ma allo stesso tempo ricordiamo Raya Rotem e tutti gli ostaggi che non sono ancora tornati. Continueremo a fare tutto ciò che è in nostro potere per riportarli a casa”, ha dichiarato Thomas Hand.
Nell’intesa sul rilascio degli ostaggi in cambio del cessate il fuoco iniziato venerdì, Israele era stata chiara con Hamas: i bambini non devono essere divisi dai loro famigliari. Invece ieri è stata liberata solamente Hila Rotem, 12 anni, mentre la madre Raya è rimasta trai i quasi duecento prigionieri ancora in mano ai terroristi. Questa violazione, scrive ynet, ha causato ritardi e polemiche nel rilascio del secondo gruppo e dimostra la poca affidabilità di Hamas.
Dodici delle donne e bambini liberati ieri appartengono al kibbutz di Be’eri, tra i più colpiti nelle stragi del 7 ottobre in cui 1200 persone sono state uccise. Maya Regev, 21 anni, è stata invece la prima dei rapiti dal festival di Re’im a tornare a casa. In un filmato trasmesso da Al Jazeera nella tarda serata di sabato si vede Regev camminare con le stampelle. Superato il confine è stata portata al Soroka Medical Center, dove è ricoverata in condizioni moderate. Il padre Ilan era nella delegazione accolta a fine ottobre a Roma e arrivata in Italia per chiedere aiuto nella liberazione degli ostaggi. Entrando al Tempio Maggiore Ilan Regev aveva mostrato un cartello con l’immagine dei due figli Maya e Itay sequestrati a Gaza. Oggi ai media israeliani la moglie Mirit ha parlato della sua emozione e felicità per il ritorno della figlia. Tuttavia, ha aggiunto, “il mio cuore è straziato perché mio figlio Itay (18 anni) è ancora a Gaza”.
Maya, hanno spiegato dall’ospedale Soroka, dovrà sottoporsi a un intervento chirurgico in futuro, ma “ci aspettiamo che si riprenda completamente”. Gli altri dodici ostaggi sono stati curati all’ospedale Tel Hashomer Medical Center. La direzione della struttura ha sottolineato come “l’orrore della prigionia sia evidente su di loro, ma nessuno avrà bisogno di un intervento medico”.
In accordi paralleli con Hamas, da Gaza sono stati liberati anche quattro tailandesi ieri sera, che si aggiungono ai dieci liberati venerdì e a un cittadino filippino. Secondo il governo tailandese almeno altri 20 suoi cittadini sono ancora prigionieri.
Alcuni degli ostaggi hanno raccontato i momenti prima della liberazione. I veicoli con cui sono stati portati via erano stati bersagliati da pietre durante il tragitto. “Fino all’ultimo non eravamo sicuri, pensavamo che ci avrebbero linciato sulla strada per Israele”, la testimonianza raccolta dall’emittente N13.