Angelica Calò Livnè: Il lupo
si è mangiato la nonna e la sua casa,
ma l’amore vince ancora

Siamo cresciuti con la Bella addormentata nel bosco, Biancaneve e Cenerentola, ma ora queste fiabe non vanno più: oggi ai bambini non si raccontano storie di streghe, di matrigne e mele che addormentano finché giunge un principe che con un bacio sulle labbra fa risvegliare la dolce principessa. Ora le protagoniste sono bambine coraggiose che conquistano mondi lontani, che insieme ai loro compagnucci costruiscono, inventano, creano, fanno lavoro di squadra con empatia, rispetto per sé stesse e per ogni creatura. I bambini, già dall’asilo, imparano a risolvere i problemi e a gestire il tempo, e questo accade qui in Israele e in tante altre parti del mondo. Sì, c’è ancora un po’ di magia per dare sfogo alla fantasia, ci sono zucche che volano, pinguini che danzano e scope sulle quali si cavalca per gareggiare con palline alate. Oggi le fiabe non fanno paura bensì sviluppano le capacità trasversali, insegnano a non arrendersi e ad intensificare i sensi e ad essere più accorti ma serenamente. Anche Avigail, Ela’, Dafna, Agam e tutti gli altri bambini di Be’eri, Nir Oz, Kfar Aza e Sderot sono cresciuti così e nonostante le sirene e gli aquiloni incendiari sono cresciuti senza rabbia e per 50 giorni sono riusciti a sopravvivere al buio, a volte senza cibo, a mani estranee e a volti mascherati che parlavano una lingua sconosciuta. Ora, una parte di questi bambini e di madri, eroi che sono stati trascinati via scalzi, in pigiama, sono tornati a casa, la loro casa che il lupo malvagio è riuscito a distruggere nonostante fosse costruita in pietra, a divorare i tre porcellini, le sette caprette, la nonna, Cappuccetto rosso e perfino il cacciatore. Per alcuni di loro non ci sono il papà o la mamma o nessuno dei due a riabbracciarli, tranquillizzarli e aiutarli a crescere a ripiantare in loro il seme della vita. Siedo imbambolata davanti alle immagini dei loro zii, delle loro nonne. Ho gli occhi pieni di lacrime mentre ascolto le loro parole: “Siamo di nuovo uniti, abbiamo tutta la vita davanti, ora è il tempo di ricostruire, ora è il tempo della speranza!” Le lacrime che mi riempiono il volto non sgorgano per la morte e per la distruzione, ma per la vita, per questa immagine incomparabile di positività, per gli occhi scintillanti di Omri che parla emozionato del ritorno di Hen, sua sorella con le figlie. A Hen hanno ucciso il marito Nadav e la figlia primogenita Yam.
“Nadav e Hen erano insieme da quando avevano 14 anni. Ora Hen dovrà portare avanti la sua famiglia da sola, ma noi siamo qui!”
Si tutto il Paese è qui, come scrisse il poeta Nathan Alterman, “ferito ma vivo, ad accogliere il miracolo, unico e solo”. Un Paese lacerato, con forze inesauribili che si rinnovano nel corso dei secoli dopo ogni pogrom, dopo ogni intifada, ancora e ancora malgrado e a dispetto di lupi, orchi, streghe e draghi sanguinari, perché l’arma segreta del popolo d’Israele è un amore che è al di sopra di ogni incantesimo o maleficio. L’amore è il nostro spirito e la nostra fede al di sopra di ogni male: un meccanismo arcano che ci aiuta a non soccombere e fa girare ancora il mondo.

Angelica Edna Calò Livnè

(Nell’immagine, la famiglia di Hen e Nadav zl)