GUERRA 53ESIMO GIORNO
Violenze psichiche e fisiche
sui bambini rapiti

“Quando sono arrivati a Gaza, tutti i civili, tutti, lo hanno picchiato. Stiamo parlando di un bambino di 12 anni. Di 12 anni”. Lo ribadisce con stupore, rabbia e dolore Deborah Cohen, raccontando a un emittente francese cosa ha dovuto subire il nipotino Eitan Yahalomi, per 51 giorni ostaggio di Hamas nella Striscia di Gaza. È stato liberato ieri sera assieme ad altri otto bambini e tre madri. La sua testimonianza, attraverso la zia, è la prima a descrivere i maltrattamenti dei terroristi palestinesi nei confronti dei più piccoli. “Ha vissuto l’orrore”, spiega Cohen. “Ogni volta che un bambino piange, viene minacciato con una pistola per farlo tacere”. Il nipote, cittadino francese e israeliano, è stato costretto a guardare i video delle atrocità commesse il 7 ottobre da Hamas. Una crudeltà “che mi ha scioccato”, sottolinea Cohen. “È un bambino calmo e gli ci vorrà del tempo per tirare fuori le sue emozioni”. Nonostante gli abusi, la speranza è che “tanto amore”, “tante coccole”, “essere circondato da tutta la sua famiglia” e il lavoro degli psicologi lo aiutino a superare il trauma. La preoccupazione è ora per il padre Ohad, ancora in mano ai terroristi. “Speravo trattassero bene il bambino. Invece non l’hanno fatto, sono dei mostri. Ora che lo so, sono preoccupata. Suo padre è ancora lì e ci sono 167 persone che non sono ancora tornate”.
Per gli altri ostaggi continuano le trattative. Almeno altri venti dovrebbero essere rilasciati nelle prossime 48 ore dopo una nuova intesa tra Israele e Hamas sul prolungamento di due giorni del cessate il fuoco. I media israeliani riportano del viaggio del capo del Mossad David Barnea a Doha per assicurare che lo scambio avvenga senza ostacoli. Inoltre sul tavolo in Qatar, paese mediatore in questo conflitto, ci sarebbe anche un eventuale estensione della tregua con l’obiettivo di arrivare al rilascio di tutte le donne e i bambini rapiti. Sarebbero 93 in tutto, escluse cinque soldatesse. Secondo il sito Walla il capo del Mossad, in questo suo terzo viaggio a Doha, potrebbe “avanzare delle prime proposte per il ritorno degli altri ostaggi”, ovvero gli uomini e i soldati. Al suo fianco nelle trattative odierne c’era il direttore della Cia, William Burns. Gli Usa, oltre a mediare, sono impegnati ad ottenere la liberazione di nove ostaggi con doppia cittadinanza, americana e israeliana. Washington guarda anche al giorno dopo la tregua temporanea. “Gli Stati Uniti hanno chiarito a Israele che quando l’operazione militare si espanderà al sud della Striscia di Gaza, dovranno evitare il più possibile di sfollare i cittadini palestinesi dalle loro case”, scrive l’emittente pubblica Kan.
L’esercito si prepara a riprendere i combattimenti per eliminare Hamas dalla Striscia. E anche in questo momento di pausa, la guardia rimane alta come dimostra quanto accaduto nel nord dell’enclave. “Tre ordigni esplosivi sono stati fatti esplodere vicino alle truppe delle forze di difesa in due diverse località nel nord di Gaza, violando il quadro della pausa operativa”, ha reso noto Tsahal. In una delle località, i terroristi hanno anche sparato contro i soldati, che hanno risposto al fuoco. Alcuni militari sono rimasti leggermente feriti durante i due incidenti.

(Nell’immagine, l’abbraccio tra Eitan Yahalomi e la madre Bat-Sheva dopo la liberazione)