GUERRA – 55ESIMO GIORNO
Mia Schem rilasciata.
Usa e Qatar per tregua più lunga

Mia Schem, 21 anni, era stata il primo ostaggio obbligato da Hamas a lanciare un appello davanti alle telecamere. Era il 16 ottobre quando il video era stato diffuso. “Propaganda del terrore”, l’aveva definito l’esercito israeliano. Sessanta secondi in cui la giovane chiedeva “solo di essere riportata a casa dai miei genitori, dai miei fratelli. Per favore, portateci fuori di qui il prima possibile”. Cinquantacinque giorni dopo il suo rapimento, Mia potrà finalmente riabbracciare la famiglia. In queste ore l’esercito ha confermato il suo rilascio insieme ad Amit Soussana, 40 anni. Le due donne fanno parte del settimo gruppo di ostaggi liberati. Oltre a loro è previsto che tornino in Israele altri otto rapiti. Nel frattempo Gerusalemme ha confermato il prolungamento di almeno un giorno della tregua temporanea. Domani dunque sarà ancora cessate il fuoco con Gaza. Sabato potrebbero iniziare nuovamente i combattimenti, mentre Stati Uniti e Qatar provano a spostare in avanti questa data. In ogni caso la guerra prima o poi riprenderà, ha ribadito il primo ministro Benjamin Netanyahu al segretario di Stato Usa Antony Blinken, oggi in visita a Gerusalemme. “Gli ho detto che abbiamo giurato, io ho giurato, di distruggere Hamas. Niente ci fermerà“. L’obiettivo è sia eliminare da Gaza il gruppo terroristico sia riportare tutti i 146 ostaggi a casa.
Gli Usa, ha affermato Blinken, continuano “a sostenere il diritto di Israele di proteggersi dalla violenza terroristica nel rispetto del diritto umanitario internazionale”. Allo stesso tempo il diplomatico, secondo quanto diffuso da una nota del suo ufficio, “ha sottolineato l’imperativo di tenere conto delle esigenze umanitarie e di protezione dei civili nel sud di Gaza prima di qualsiasi operazione militare”. Blinken ha poi esortato Netanyahu e il suo governo “a prendere ogni misura possibile per evitare danni ai civili”. E ha chiesto di adottare “misure immediate contro i coloni estremisti responsabili delle violenze contro i palestinesi in Cisgiordania”.