MEMORIA – Luzzatto Voghera:
ricordare il 30 novembre,
non dimenticare la Rsi

Il 30 novembre 1943 non è entrato nella memoria collettiva italiana, eppure ha stravolto il destino di migliaia di vite. È la data in cui il regime fascista ordina l’arresto delle persone definite dal 1938 “di razza ebraica”. È l’inizio della collaborazione ufficiale dell’Italia fascista con la Germania nazista alla caccia all’ebreo. “Nell’opinione pubblica c’è poca consapevolezza a riguardo”, spiega a Pagine Ebraiche lo storico Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. I tedeschi avevano già compiuto arresti e massacri di ebrei con l’ausilio di questure e milizie fasciste, evidenzia Luzzatto Voghera. “Ma il 30 novembre per volontà di un organismo statuale, la Repubblica sociale italiana, inizia formalmente la caccia all’ebreo”. È una data da non dimenticare a cui la Fondazione Cdec dedica domenica 3 dicembre un convegno scientifico con esperti e studiosi italiani e internazionali. Un’occasione per far conoscere e ricordare quella vicenda e per la sua inclusione nel calendario civile nazionale. “È una proposta provocatoria”, afferma il direttore del Cdec, per riaprire la discussione sulle date commemorate in Italia. “Due sono gli elementi essenziali del convegno”, aggiunge. Uno è la partecipazione attiva del comitato scientifico alla sua realizzazione. “Da quando si è insediato, l’obiettivo è sempre stato che non rimanesse un elenco di nomi, ma un organismo in grado di produrre un evento scientifico all’anno su temi su cui il Cdec raramente si trova a discutere”.
Il secondo elemento è la volontà della giornata di “porsi in maniera piuttosto critica nei confronti della retorica dominante, anche perché utile dal punto di vista didattico, dei giusti. Di questo popolo italiano disponibile a farsi in quattro per salvare e nascondere gli ebrei”. È accaduto, sottolinea Luzzatto Voghera. “Abbiamo tantissime testimonianze in merito, ma molti di più furono gli ‘ingiusti’. Per un funzionario di polizia che nascondeva o che avvertiva gli ebrei prima di una retata, ce ne erano altri 100 che quella retata la mettevano in atto”.
Studiare il 30 novembre 1943 serve anche a ricordare che la Rsi è stata parte integrante della storia italiana. “L’idea diffusa è che l’Italia vera sia quella resistente, quella del Regno del Sud perché lì si trovava il re: dove c’era il re c’era l’Italia. Va bene, ma dal punto di vista istituzionale c’è anche la nuova repubblica fascista istituita nel Centro-Nord. Fa parte della storia del nostro paese e non si può far finta che non esista”. Un’Italia in cui i burocrati applicavano in modo pignolo la persecuzione antisemita, ad esempio sui sequestri. “Dal ’38 agli ebrei sono sequestrati i beni superiori a una certa entità, poi dal 30 novembre ’43 diventano tutti i beni. E così leggiamo i resoconti dell’ispettore bancario e del finanziere del sequestro di bambole dei bambini o di spazzolini da denti”. A portare al convegno la propria testimonianza, anche la senatrice a vita Liliana Segre.
Al termine dell’evento, saranno ricordate due donne fondamentali per la storia del Cdec: Luisella Ottolenghi Mortara e Raffaella Mortara. “Erano molto diverse tra loro, ma hanno avuto entrambe un ruolo fondativo per il Cdec”, evidenzia Luzzatto Voghera. “Luisella è stata presidente per più di vent’anni, ha portato il Cdec da piccolo istituto a fondazione, facendolo crescere in maniera decisiva. Raffaella è stata vicepresidente di Luisella e ha dato un impulso fondamentale per allargare gli orizzonti del Centro. Ha insistito molto sulla necessità di avere visibilità all’esterno. Un’apertura che paga, come dimostrano oggi le nostre progettualità e connessioni”.

(Nell’immagine, il Congresso di Verona del 14-15 novembre 1943 in cui fu approvato il programma della Rsi)