SHOAH –
Sami Modiano neo dottore a 93 anni
Si commuove fino alle lacrime Sami Modiano: “Non posso dimenticare, in questo bel giorno di felicità che mi avete dato, che c’è qualcuno che manca: colui che mi ha dato l’ultima carezza, che mi ha dato la benedizione. Sarebbe stato orgoglioso anche lui”. A Modiano, uno degli ultimi sopravvissuti alla Shoah ancora in vita, 93 anni compiuti a luglio, è stata conferita stamane la laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia dall’Università Campus Bio-Medico di Roma. Un riconoscimento solenne per aver promosso “la piena consapevolezza del valore della vita umana” e “la cultura del rispetto della vita” tra i giovani. Il primo pensiero di Sami, nella sua lectio magistralis, è andato al padre Giacobbe ucciso in campo di sterminio. Lui, dall’inferno di Auschwitz-Birkenau, non avrebbe fatto ritorno. “Quello che hanno visto i miei occhi, loro non lo devono vedere”, ha detto Modiano, accompagnato dall’ex sindaco Walter Veltroni, rivolgendosi ai tanti studenti in sala. Alcuni giovani sono quindi saliti sul palco per abbracciarlo e per sottoporgli domande e pensieri. Alla cerimonia era presente il ministro della Salute Orazio Schillaci, che ha definito il testimone nato a Rodi nel 1930 una figura esemplare per “la tutela della vita, del rispetto, dell’inclusione: valori da cui trarre linfa per costruire il futuro dell’Italia e del sistema sanitario”. Per Eugenio Guglielmelli, il rettore dell’ateneo, quello celebrato oggi è “un giusto tributo alla sua vita straordinaria e alla sua preziosissima testimonianza, che si allinea alla nuova concezione della salute della persona come la capacità che ciascuno di noi deve avere di adattarsi e prosperare in tutte le condizioni di vita, anche in quelle più sfidanti e rischiose, nei momenti di crisi”. Con il suo esempio di vita Modiano “parla ai nostri cuori: ci aiuta ad amare il prossimo e ad accoglierlo”, aveva detto in precedenza il presidente del campus Carlo Tosti. Un plauso alla scelta di insignire Modiano del riconoscimento è poi arrivato da Marcella Panucci, capo di gabinetto della ministra dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini.