ISRAELE – Missile danneggia Museo Yad Mordechai Angelica Calo Livnè: lo ricostruiremo
Mordechai Anielewicz è uno dei nostri eroi di gioventù: membro del Movimento Hashomer Hatzair, fu uno dei capi della rivolta del Ghetto di Varsavia. Nel nascondiglio sotterraneo in Mila 18 riuscì a organizzare, insieme ai suoi giovani compagni, la lunga resistenza ai nazisti. Per ogni gruppo dell’Hashomer Hatzair in visita in Israele, Yad Mordechai, il kibbutz fondato in suo ricordo, è una meta che suscita grande emozione, un tuffo nell’eroismo ebraico e un inno alla vita. Entrare nel Museo del kibbutz dove è stato ricreato il bunker dove ragazzi e ragazze organizzavano la rivolta, era il momento più intenso del viaggio in Israele. Nella seconda settimana di questa guerra un missile, lanciato da Gaza, ha colpito il Museo distruggendo la ricostruzione del bunker. Il Museo non è più visitabile.
Moran Sharir, giornalista di HaAretz scrive: il Kibbuz Yad Mordechai si trova a 2,8 km da Gaza. Il 7 ottobre è stato fortunato rispetto ai suoi vicini. Quattro combattenti della difesa dei confini – assaltati quella mattina da un gruppo di terroristi di Hamas, superiore per numero, forza e armi – hanno combattuto strenuamente all’entrata del kibbutz e sono riusciti a tenere occupati i terroristi finché la polizia, capitata per caso sul posto, si è unita a loro e insieme hanno impedito ai terroristi di entrare nel kibbutz e massacrarne i membri. Il Yad Mordechai è un monumento vivente alla Shoah e all’eroismo, valori profondamente radicati nello spirito dei suoi membri. Il Museo “Dalla Shoah alla Rinascita” raccontava la storia della rivolta del ghetto di Varsavia, la vita nella capitale della Polonia alla vigilia dell’Olocausto e commemorava anche la fondazione del kibbutz e le eroiche battaglie che si perpetrarono in quei luoghi. Dalla finestra del museo si poteva vedere il piccolo cimitero dove sono sepolti i combattenti del Palmach, uccisi mentre difendevano il kibbutz, mentre dal tetto del museo si godeva una vista spettacolare, compreso il monumento a Mordechai Anielewicz realizzato dallo scultore Natan Rapoport. Un colpo al cuore della Shoah. Una delle mete di allievi dei licei e studenti dell’Olocausto. Abba Kovner, un altro haver del Movimento sionistico Hashomer Hatzair, che dopo la guerra è riuscito a coronare il suo sogno e a compiere l’aliya era stato uno dei fautori della ricostruzione del bunker. Nel 1942 Kovner aveva organizzato la rivolta del Ghetto di Vilna al grido: “Non andiamo come pecore al macello!”.
Caro mondo ostile: noi ricostruiremo Be’eri e Nahal Oz, Nir Oz, Holit, Mefalsim, Sderot e Ofakim e anche il Museo di Mordechai Anielewicz. Siamo un’altra generazione, ma non siamo meno dei nostri genitori e dei nostri nonni che fuggirono per mesi, che conobbero gli orrori della grande guerra. Il dna è quello: lo abbiamo mantenuto per secoli, pogrom dopo pogrom, persecuzione dopo persecuzione nonostante Antioco l’Epifane, Torquemada, lo Zar e tutti i figli di Amalek.