LA TESTIMONIANZA – Gli ebrei di Djerba: dalla festa alla paura in poche ore
(prima parte)

Di recente sono stato invitato a Djerba per la festa di Succot, durante la quale è stato inaugurato un nuovo Sefer Torah in ricordo di un rabbino molto importante per gli ebrei del luogo. Persona umile, preparata, integra e riservata, il rabbino aveva un solo scopo: servire D-o e la comunità. Amava educare i bambini alla Tora, insegnando loro gratuitamente. Il suo nome è Rabbi Hanina Bughid Saadon. Rabbi Saadon è lo zio di Zachino Haddok, un giovane tunisino originario di Djerba che oggi vive a Roma. Zachino ha portato il suo contributo religioso alla comunità ebraica romana attraverso la kasherut, la halakha, la liturgia, la tradizione, gli usi e i costumi che ricordano da vicino quelli degli ebrei di Libia. Un grande esperto di Torah – conosce a memoria tutte le parashot – Zachino frequenta le due sinagoghe con rito libico di piazza Bologna. Ed è nelle vicinanze di piazza Bologna che Zachino ha aperto un supermercato kasher per servire la comunità ebraica della zona, offrendo sapori, prodotti e spezie che, anche attraverso i colori, ricordano molto la tradizione libica ebraica.
Sono arrivato la sera del 3 ottobre, khol amoed, all’aeroporto di Djerba, e senza neanche andare in albergo mi sono recato alla festa di inaugurazione del Sefer Torah: una scena fantastica piena di gioia da parte di tutti i membri della comunità, che hanno aperto le loro case per accogliere il Sefer e offrire una grande varietà di cibi a tutti noi. Bambini felici giravano per strada, donne vestite a festa, uomini contenti di portare un po’ di gioia dopo la brutta vicenda del recente attentato di Lag Baomer (2023) in cui due ebrei sono stati assassinati da un soldato tunisino che avrebbe dovuto essere responsabile della loro sicurezza. Moltissima gente è venuta alla sinagoga della Ghriba non solo da Djerba ma anche da tante altre parti del mondo. L’ultima volta ero stato a Djerba a Lag Baomer del 2022, quando ho accompagnato un gruppo dall’Italia per la Ziara (pellegrinaggio) alla sinagoga della Ghriba, un luogo sacro anche per molti ebrei di Libia. In questo luogo c’è una pietra proveniente dal Tempio di Gerusalemme che è stata portata dai kohanim dopo la distruzione del Tempio. La comunità ebraica di Djerba è la più numerosa del Nord Africa: l’isola è piena di kohanim e studiosi di Torah. In Israele esiste una Yeshiva che si chiama Kisse Rahamim a nome di rabbi Rahamim Hai Huetto Hacoen, originario di Djerba. Gli usi e i costumi di Djerba sono anche conservati in una sinagoga a Marsiglia.
Ero andato a Djerba anche un mese prima per prendere accordi con il rabbino capo e con le autorità locali per garantire la sicurezza. La polizia si è dimostrata attenta e premurosa, stando sempre al nostro fianco. Il secondo viaggio grazie e D-o è andato molto bene. Abbiamo visitato delle bellissime sinagoghe e pregato alla Ghriba. La Ghriba è particolarmente importante per le donne che desiderano avere figli. Alcune di loro depositano nella sinagoga uova sode con scritto il proprio nome sul guscio. Lasciano le uova sotto l’Aron Haqodesh accanto o sopra la pietra del Beth Hamikdash. Le uova restano una notte tra i Sefarim e la pietra di Gerusalemme. Poi l’uovo viene mangiato dalla futura potenziale madre. Altri riti vengono praticati, come quello dell’accensione delle candele o del lume ad olio. In una di queste occasioni ho incontrato anche Haim Shuval, un ebreo di origine turca che si prodiga molto per aiutare Israele e gli ebrei nel mondo e che ha offerto un enorme lampadario alla Ghriba, inaugurato proprio quando mi trovavo lì per il sopralluogo.

Tornando all’inaugurazione del Sefer Torah dedicato al Rabbi Hanina Bughid Saadon, è stata una vera emozione ascoltare la storia nei particolari di questo zaddiq che viveva soltanto in funzione del dare. Si sosteneva grazie a un piccolo negozio dove vendeva olio e talledot. Sin da bambino, dopo aver assistito a una scena nella quale i membri della comunità e il consiglio direttivo avevano negato l’aumento dello stipendio a un rabbino di Djerba, il futuro rav Saadon, impressionato dalla scena, si era ripromesso di insegnare soltanto per fare la mitzwa del Shem Shamaim (dare in maniera disinteressata solo in nome della mitzwa stessa) e senza dover ricevere nulla dalla comunità. Persona molto umile e semplice, di grande saggezza, il rabbino rifiutava onorificenze di ogni tipo, mantenendo una posizione di grande modestia. Durante l’inaugurazione, il nuovo Sefer, meraviglioso e originale (ha il nome delle parashot scolpite nel contenitore d’argento esterno che contiene la pergamena), è stato portato in più di 39 luoghi, nelle case di persone che avevano tavole apparecchiate per tutta la comunità di Djerba.

David Gerbi, psicologo e psicoanalista junghiano