COP 28 – Il punto di vista ebraico
sull’obiettivo zero emissioni

Obiettivo: emissioni zero nel 2050. Ha questa prospettiva l’accordo per avviare una “transizione dai combustibili fossili” siglato a Dubai dai 198 paesi partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28). Un lungo applauso ha salutato l’annuncio dell’intesa. Un “compromesso importante”, l’ha definito l’inviato Usa per il clima John Kerry. Anche secondo la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen si tratterebbe di “una buona notizia”.
Varie voci del mondo ebraico si erano rivolte alla platea nel corso dei lavori. “Il mio messaggio è semplice. Le comunità religiose sono a disposizione e in grado di essere partner dei leader mondiali nella lotta al cambiamento climatico e nella protezione del nostro pianeta”, ha dichiarato il rabbino capo di Gran Bretagna e del Commonwealth Ephraim Mirvis. “Per favore non emarginateci, per favore non trascurateci”, la sua richiesta ai decisori politici. Il gran rabbino di Francia Haïm Korsia ha aderito a un appello siglato anche da leader religiosi espressione del mondo cristiano, islamico e buddista. “Insieme leggiamo la crisi climatica, e più in generale la crisi ecologica e sociale, non primariamente come un problema tecnico o del ‘fare’, ma come una vera e propria crisi spirituale e di civiltà, che mette in discussione il nostro modo di ‘essere’ nel mondo”, si legge nel documento. Al riguardo sarebbe urgente “un cambio di paradigma”.
Il rabbino David Rosen, direttore degli affari interreligiosi dell’American Jewish Committee, ha partecipato a un incontro su “fede e giovani” davanti alla sfida del cambiamento climatico. “Il nostro ambiente è la manifestazione del Divino. Il suo degrado, la sua distruzione, sono invece un’empietà“, ha evidenziato il rav. Secondo Rosen, le religioni dovrebbero essere “in prima linea” nella lotta al degrado ambientale.

(Nell’immagine: l’intervento del rabbino David Rosen)