OTTO GIORNI, OTTO LUMI
Ottavo lume – 14 dicembre

Nella citazione di Rav Yechezqel ben Yehuda HaLevi Landau (Opatòw 1713 – Praga 1793) dell’altro ieri si riportava che l’altare dei sacrifici era stato reso impuro degli ellenisti. Con questo rav Landau intendeva anche evidenziare che, a vittoria conseguita, i Maccabei ne costruirono uno nuovo e lo inaugurarono. Rabbì Moshe Isserles (Cracovia 1530 – 1572) scrive in una glossa allo Shulchan Arukh (Orakh Chayym 670) che celebrare i giorni di Chanukkà con l’aumento di pasti non è per il rispetto di una norma legata alla gioia e al giorno festivo ma perché in quel tempo fu inaugurato il nuovo altare. Anche per questo negli otto giorni di Chanukkà si legge il brano della Torà relativo all’inaugurazione del Mishkan/Tabernacolo (Numeri 6:22-7:89). Il Salmo della festa di Chanukkà (Salmi 30) ha come incipit l’inaugurazione del Tempio. È attribuito al re Davide che, secondo i commentatori, lo avrebbe composto pur sapendo che né avrebbe edificato né inaugurato il Tempio. Al terzo versetto è scritto: “Ado-nay Elo-hai shivati elekha vatirpaeni/O Eterno mio D-o, io Ti ho invocato e Tu mi hai guarito”. Si tratta della richiesta di Davide di essere guarito per continuare a servire il Signore. Per questo il Salmo, e in particolare questo verso, rappresenta, per tutti una potente invocazione per la richiesta di buona salute che, insieme alla forza dei lumi di Chanukkà, porta effetti benefici per il risanamento sia dello spirito, sia del corpo. Lo scopo dell’inaugurazione all’epoca dei Maccabei, come quello di una guarigione, è comune: tornare a dedicarsi al servizio divino.

Rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova