GUERRA 70ESIMO GIORNO – Usa spingono per seconda fase, mettono i guardia Huthi ed Hezbollah

Non è il momento per discutere della soluzione a due stati. Non in una fase in cui Israele è ancora profondamente traumatizzata e in lutto. A dirlo, il presidente dello stato ebraico, Isaac Herzog, intervistato dall’Associated Press. “Per tornare all’idea di dividere la terra, di negoziare la pace o di parlare con i palestinesi, bisogna innanzitutto affrontare il trauma emotivo che stiamo vivendo e la necessità e la richiesta di un pieno senso di sicurezza per tutte le persone”, ha spiegato. Nella sua carriera politica nei laburisti, Herzog ha sempre sostenuto la soluzione dei due stati, ma oggi invita in particolare gli alleati americani a rinviare ogni discorso sui negoziati. Lo fa pubblicamente in concomitanza con l’arrivo in Israele di Jake Sullivan, consigliere Usa per la Sicurezza nazionale. L’obiettivo dichiarato di Sullivan, con la guerra arrivata al 70esimo giorno, è avere una prospettiva da Gerusalemme su quanto durerà l’operazione nella Striscia di Gaza. Per la Casa Bianca è importante che l’attuale fase, la più intensa nei combattimenti, duri ancora poche settimane. Sullivan ha confermato di averne discusso con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il gabinetto di guerra e i capi militari. “Ci sarà una transizione verso un’altra fase di questo conflitto, che si concentrerà nel colpire la leadership (di Hamas) e nelle operazioni di intelligence”, ha spiegato l’inviato. “Quando ciò avverrà esattamente e a quali condizioni sarà oggetto di un’intensa discussione tra Stati Uniti e Israele”, ha aggiunto. Sullivan ha anche garantito l’aiuto Usa di fronte a un’altra minaccia, quella di Hezbollah nel nord. Washington ritiene che la situazione “possa essere affrontata con la diplomazia e non richieda l’inizio di una nuova guerra”. D’altra parte è necessaria “la deterrenza”, ha affermato il consigliere Usa. “Non tollereremo le minacce e le attività terroristiche portate avanti da Hezbollah e dal territorio del Libano”. Simili avvertimenti sono stati fatti anche al gruppo yemenita Huthi, protagonista da settimane di attacchi contro Israele.
L’attenzione militare rimane concentrata sul principale obiettivo: sradicare Hamas e cercare di liberare i 132 ostaggi. Nel corso della giornata Tsahal ha annunciato il recupero di tre salme di rapiti: i soldati Nik Beizer e Ron Sherman, entrambi di 19 anni, ed Elia Toledano, 28enne con doppia cittadinanza israeliana e francese, preso dai terroristi mentre partecipava al festival musicale di Re’im. Una degli ostaggi liberati, Noga Weiss, 18 anni, tenuta in ostaggio da Hamas per 50 giorni insieme alla madre Shiri, è tornata ieri per la prima volta a casa nel kibbutz di Be’er. Sui media locali, circolano le immagini di Noga mentre accende l’ottava candela di Hanukkah nella sua abitazione, completamente distrutta dai terroristi. Nel kibbutz è arrivata in visita anche la responsabile Usa per l’antisemitismo Deborah Lipstadt. “È fondamentale testimoniare gli orrori perpetrati da Hamas, la cui brutalità e viltà sono causa di indicibili sofferenze anche per il popolo palestinese”, ha sottolineato Lipstadt.