L’ANNIVERSARIO – 50 anni fa l’attentato palestinese a Fiumicino, una strage dimenticata

Una strage dimenticata, nonostante sia il secondo attentato più sanguinoso della storia dell’Italia repubblicana. Nella tragica classifica, l’attentato di Fiumicino del 17 dicembre 1973 è dietro solo alla strage della stazione di Bologna del 1980. Eppure l’attacco compiuto da un commando di cinque terroristi palestinesi cinquant’anni fa è caduto nel silenzio. “Il 90 per cento degli italiani non conosce l’attentato di Fiumicino del 1973. Si parla di tutte le stragi, mai di questa triste ricorrenza. Da qui nasce la mia indignazione e mi domando il perché di tutto questo: non si ricorda un evento del genere in cui sono morte 32 persone tra le quali il finanziere Antonio Zara”, ha denunciato all’Adnkronos l’ex poliziotto Antonio Campanile. Quel 17 dicembre Campanile era in servizio allo scalo romano. Era al controllo passaporti quando alle sue spalle alle 12.51 iniziò il finimondo. “Raffiche di mitra all’improvviso, gente che scappava, così sono andato all’ufficio dove stava il maresciallo, comandante pro tempore di quel giorno, e ho preso un’arma lunga con 3-4 caricatori e sono scappato sul terrazzo insieme ad altri poliziotti”. Da lì aprì il fuoco contro i terroristi, che nel frattempo si erano fatti strada nel terminal e avevano proseguito la loro striscia del terrore sulla pista. Qui assaltarono un Boeing 707 della Pan Am diretto a Teheran. Con una bomba nebbiogena incendiaria caricata al fosforo bianco, diedero fuoco ai passeggeri, per lo più americani. Lanciarono due bombe a mano. Per fuggire, dirottarono un aereo della Lufthansa, atterrato in seguito in Kuwait.
“La efferatezza dei terroristi provocò la morte di trentadue persone, tra cui sei connazionali: il giovane finanziere Antonio Zara, ucciso nel tentativo di sventare l’attentato, Raffaele Narciso, Domenico Ippoliti, Giuliano De Angelis insieme alla moglie, Emma Zanghi e alla figlia Monica”, ha ricordato oggi il capo dello stato Sergio Mattarella. Sono invece ancora ignoti i nomi dei terroristi: furono brevemente processati dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina per aver condotto una “azione non autorizzata”, ma dopo poco – nel 1974 – furono scarcerati con la complicità di diversi governi, sia europei che arabi. Da allora nessuno sa che fine abbiano fatto. E le famiglie delle vittime sono state lasciate sole con molte domande e senza giustizia, denuncia Angelo Zara, fratello di Antonio, insignito dopo la morte a Fiumicino della medaglia d’oro al valore militare. Usciti “dal tunnel del dolore, ci siamo posti delle domande: perché quella strage? Perché negli anni non se ne è mai parlato? Tutti punti interrogativi tuttora irrisolti”, sottolinea Zara alle agenzie. “La magistratura quando accadono queste cose apre un fascicolo, svolge indagini – aggiunge il fratello del finanziere eroe – Noi non siamo mai stati informati né sull’apertura di un fascicolo né di un’eventuale chiusura”. Anna Narciso, figlia dell’ingegnere Raffaele Narciso, rimasto ucciso nell’attentato, in queste ore è a Fiumicino. “Per la prima volta nella storia”, ha spiegato in un post, “i famigliari delle vittime della strage” si incontrano oggi al terminal 3 “per commemorare, tutti insieme, i loro cari”. A cinquant’anni dall’attentato, la loro richiesta è che le vittime dell’attacco terroristico palestinese siano inserite nell’elenco della Commemorazione Nazionale che si tiene ogni anno il 9 maggio. “Perché – spiega Narciso – non ci siano più vittime di serie B”.