GUERRA 73ESIMO GIORNO Ben Gvir minaccia la crisi
Nel 73esimo giorno del conflitto tra Israele e Hamas, lo sguardo è puntato su Varsavia. Nella capitale polacca il capo del Mossad, David Barnea, ha incontrato il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, e il numero uno della Cia, Williams Burns. Tema dell’incontro, discutere un possibile nuovo accordo per il rilascio di almeno una parte dei 129 ostaggi ancora prigionieri a Gaza. Fonti di ynet e Kan definiscono i colloqui “lunghi, complicati e più difficili rispetto ai precedenti”. Secondo i due media, Gerusalemme sta valutando la possibilità di rilasciare detenuti palestinesi con alle spalle crimini gravi, a differenza dell’intesa precedente di fine novembre. Se ci sarà un accordo oggi con un nuovo cessate il fuoco, questo non influenzerà i combattimenti nel sud, chiariscono le autorità israeliane. Dagli Stati Uniti arrivano pressioni per un passaggio a una nuova fase nell’operazione in corso a Gaza e per una tregua. Pausa contro cui si è espresso in queste ore il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, dichiarando che non rimarrà nella coalizione se l’offensiva militare non “continuerà a pieno regime”.
Sul terreno continuano intanto intensi i combattimenti. Nella notte sono morti cinque soldati a Gaza, portando a 127 il bilancio dei caduti. Nel nord della Striscia ha completato le operazioni contro il gruppo terroristico di Hamas nell’area di Beit Hanoun e ha consegnato la responsabilità della regione alla Divisione di Gaza, spiegando che l’esercito ha il saldo controllo di quell’area. Nell’enclave si è recato anche il capo di Stato maggiore, Herzi Halevi, intervenuto sul tragico incidente che ha coinvolto tre ostaggi, uccisi dalle forze di sicurezza israeliane per errore. I tre avevano le mani alzate e una bandiera bianca. Probabilmente erano riusciti a fuggire dai propri aguzzini, ma non sono stati riconosciuti e sono stati uccisi da fuoco amico. “Se vedete due persone, con le mani alzate e senza maglietta, prendetevi due secondi”, ha dichiarato Halevi incontrando alcuni soldati. “Voglio dirvi una cosa altrettanto importante, e se sono due gazawi con una bandiera bianca che escono per arrendersi, perché dovremmo sparargli? Assolutamente no. Questo non è Tsahal”. Il capo dell’esercito ha ribadito che anche chi “depone le armi e alza le mani, lo arrestiamo, non gli spariamo. Questo è un segno di forza e non di debolezza”.