ISRAELE – Più armi, più violenza domestica

“Un’arma può salvarti la vita, non ci sono dubbi, soprattutto in questo periodo. Allo stesso tempo, è importante assicurarsi che non cada nelle mani sbagliate”, spiega Lili Ben Ami, fondatrice e Ceo del Forum Michal Sela, parlando di un problema acuitosi dopo il 7 ottobre: quello dei mariti violenti. Il Forum porta il nome della sorella di Ben Ami, Michal, uccisa dal marito il 3 ottobre 2019, e dal maggio 2020 si occupa di prevenire la violenza contro le donne attraverso l’innovazione e la tecnologia. “Nel forum di Michal Sela continuiamo a ricevere molte richieste da donne minacciate che temono per la propria vita perché il loro aggressore ha ricevuto un’arma dopo lo scoppio della guerra del 7 ottobre. Abbiamo fatto un’indagine e dopo molti sforzi siamo riusciti ad ottenere i dettagli del processo di esame delle armi da fuoco Divisione Licensing”. Le informazioni vengono verificate con la polizia e con il Ministero della Salute, spiega Ben Ami. “Ma non esiste un controllo incrociato proattivo delle informazioni con il Ministero del Welfare, che gestisce 170 centri in Israele per la prevenzione della violenza domestica”. Il certificato necessario per il porto d’armi può essere rilasciato da qualsiasi medico, non necessariamente da quello di famiglia “che conosce il comportamento all’interno della sua comunità di chi richiede l’arma”.
Ad oggi inoltre non c’è una strada ufficiale per dare “informazioni di intelligence salvavita alla polizia senza correre rischi. Ad esempio, una donna vittima di violenza in famiglia evita di contattare le autorità per paura che il suo aggressore si vendichi in caso gli venga rifiutata la licenza per l’arma”. Questo problema è stato risolto utilizzando la tecnologia sviluppata nel forum Michal Sela per segnalare in via riservata alle autorità le generalità di chi compie abusi e violenze contro la propria partner o altre persone. “In questo modo si previene la consegna di un’arma a chi è coinvolto in casi di violenza domestica”.
Studi internazionali mostrano che quando ci sono più armi personali all’interno delle case aumenta il numero di donne uccise. L’associazione guidata da Ben Ami ha chiesto al governo al Ministero della Sicurezza Nazionale di “incontrarsi immediatamente con il comitato interministeriale per la prevenzione della violenza domestica, di rafforzare i criteri per ottenere il porto d’armi e rendere pubbliche le informazioni ufficiali su questo tema. Se non agiamo immediatamente, secondo le nostre stime, entro la fine dell’anno 12.000 madri e bambini in più costretti a vivere con la paura in casa, il luogo che dovrebbe essere più sicuro”.

David Gerbi, psicologo e psicoanalista junghiano