FEMMINICIDIO – Herzig: Il silenzio dell’Italia brucia

Sugli stupri di donne israeliane da parte di Hamas “è calato un silenzio profondo”. E addolora che “questo silenzio sia così significativo in Italia, il paese che più amo, ma dove l’ipocrisia è più forte che altrove: fa male, molto male”. È la denuncia di Tamar Herzig, storica israeliana e docente presso la facoltà di Studi umanistici dell’Università di Tel Aviv. La studiosa si trova a Roma, dove ha appena vinto il Premio Fiuggi Storia Europa per le sue ricerche sul Rinascimento italiano. “Storia di un ebreo convertito”, il suo ultimo libro pubblicato da Viella, si sofferma sulla vita dell’orafo ebreo Salomone da Sessa. Accusato di sodomia, riuscì a salvarsi grazie a una conversione al cristianesimo, ottenendo poi il sostegno dell’élite cattolica del tempo. Nei suoi libri Herzig tratta anche di vicende al femminile. Lo fa, per esempio, ne “Le donne di Savonarola”, edito da Carocci; un saggio in cui Herzig indaga la rete di seguaci del frate moralizzatore passato dai “falò delle vanità” in cui sperava di “bruciare” i vizi dei fiorentini alle fiamme che lo avvolsero in piazza della Signoria per volere del papa Borgia. Il femminile è insomma un perno dei suoi studi. Ma anche del suo impegno di intellettuale con uno sguardo rivolto al presente. Da israeliana, con un figlio 19enne nell’esercito che riabbraccerà nel fine settimana, esprime così rammarico “per il fatto che nessun appello venga più fatto per le donne ostaggio dei terroristi a Gaza – e tante si trovano ancora nei tunnel – così come dei bambini”. Un tema internazionale “ma l’Italia purtroppo si distingue in negativo: riscontro tanti silenzi, anche tra colleghi dell’accademia. C’è una remora, ci sono dei blocchi, nel manifestare solidarietà”.
L’amore per l’Italia è scoccato intorno ai vent’anni. “Le mie origini familiari sono tra Polonia e Ungheria. I miei genitori sono nati entrambi nel 1947, in due diversi campi profughi allestiti in quegli anni di transizione. Io sono la prima ‘sabra’ della famiglia. Fatale fu un viaggio giovanile in Italia e in particolare a Firenze. È una città della cui bellezza non ci si stanca mai”, racconta Herzig, che il prossimo 31 dicembre avvierà un nuovo anno accademico con una lezione sui primi semi del Rinascimento che maturarono in riva all’Arno. A marzo, guerra permettendo, l’obiettivo è di tornare a Roma per sviluppare il progetto “Schiavitù femminile nell’Europa Cattolica”, sostenuto dallo European Research Council. Un campo di studi in cui Herzig è pioniera.

a.s.