LA MEDIAZIONE – Il piano del Cairo per la fine del conflitto
Un piano per raggiungere una tregua stabile e la liberazione di tutti gli ostaggi. A proporlo a Israele e a Hamas è stato nelle scorse ore l’Egitto. Tre le fasi previste dal Cairo. La prima prevede un cessate il fuoco di due settimane, estendibile, in cambio del rilascio di 40 dei rapiti ancora prigionieri a Gaza: donne, minori e anziani, in particolare malati. In cambio Gerusalemme dovrebbe rilasciare 120 detenuti palestinesi e ritirare parte delle sue forze da Gaza, facilitando ulteriormente l’ingresso di aiuti umanitari nell’enclave.
Al centro della seconda fase sono solamente i palestinesi, con la previsione di “un colloquio nazionale” tra le sue diverse fazioni, in particolare tra i nemici storici Fatah e Hamas. Nell’idea egiziana da questo negoziato interno dovrebbe nascere la formazione di un governo tecnico a cui affidare la gestione della Cisgiordania così come la ricostruzione della Striscia di Gaza. Passo successivo dovrebbe essere il ritorno alle urne con il rinnovo della carica di presidente dell’Autorità nazionale palestinese. Da 17 anni a ricoprirla è Mahmoud Abbas che da allora ha sempre evitato di organizzare nuove elezioni.
Infine la terza fase prevede un cessate il fuoco completo, il rilascio dei restanti ostaggi israeliani, compresi i soldati, in cambio di un numero da definire di detenuti nelle carceri israeliane legati sia a Hamas sia alla Jihad islamica, inclusi terroristi arrestati dopo il 7 ottobre. Sul terreno, le forze di Tsahal dovrebbero ritirarsi dalle città della Striscia e permettere il ritorno degli sfollati nel nord dell’enclave.
Questa road map ideata dal Cairo prova a conciliare le richieste di Israele a quelle di Hamas, ma per il momento nessuna delle due parti appare disponibile. Ieri sera il premier Benjamin Netanyahu ha ribadito ancora una volta come l’obiettivo d’Israele sia sradicare Hamas. “Continueremo a combattere fino alla vittoria assoluta su Hamas. Questo è l’unico modo per riportare a casa i nostri ostaggi e garantire che Gaza non sia più una minaccia per Israele”, ha dichiarato Netanyahu. Sui media israeliani si citano anche fonti interne all’intelligence e ai vertici militari aperte alla proposta egiziana.
Da parte palestinese, l’ala politica di Hamas ha aperto un canale di discussione con il Cairo, ma ogni trattativa al momento trova la ferma opposizione di Yahya Sinwar, il primo responsabile delle stragi del 7 ottobre.
(Nell’immagine, un incontro nel 2017 tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi).