GUERRA 81ESIMO GIORNO – L’Iran promette vendetta per la morte di Mousavi
Il 22 dicembre Hezbollah ha attaccato una postazione militare vicino a Shtula, un moshav (insediamento agricolo) nel nord d’Israele. Il sergente Amit Hod Ziv è stato ucciso sul colpo dal missile sparato dal gruppo terroristico libanese. Il suo commilitone, il soldato della 188esima Brigata corazzata, Daniel Nachmani, 21 anni, era stato gravemente ferito. Ricoverato d’urgenza in ospedale, quattro giorni dopo l’attacco, Nachmani è morto. Un altro caduto di una guerra combattuta da Israele su più fronti. Se il cuore dello scontro rimane Gaza, dove l’esercito sta concentrando le operazioni nel sud della Striscia, anche il confine con il Libano è terreno di tensioni e violenza. Dal 7 ottobre molte aree sono state evacuate e i residenti delle località sfollate sono scesi in strada per chiedere al governo maggiore protezione. Hezbollah continua a colpire. In queste ore un suo missile anticarro ha centrato una chiesa a Iqrit, poco a nord di Acri. Un civile è rimasto ferito ed è stato preso in cura dai paramedici israeliani. A queste aggressioni Tsahal continua a rispondere con bombardamenti mirati, distruggendo le infrastrutture dei terroristi libanesi, ma evitando una escalation. “Siamo attaccati da sette diverse arene: Gaza, Libano, Siria, Cisgiordania, Iraq, Yemen e Iran”, ha spiegato il ministro della Difesa Yoav Gallant alla Knesset. “Abbiamo già risposto e agito in sei di queste aree, e lo dico qui nel modo più chiaro possibile: Chiunque agisca contro di noi è un potenziale bersaglio, non c’è immunità per nessuno”, ha avvertito il ministro. Parole pronunciate dopo la notizia della morte dell’iraniano Razi Mousavi, alto ufficiale del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica. Mousavi è stato ucciso in un attacco aereo compiuto in un sobborgo di Damasco. Per il regime di Teheran dietro la sua eliminazione ci sarebbe Israele e il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha promesso vendetta. Da Gerusalemme però non sono arrivate conferme, il ruolo di Mousavi nell’area era strategico: a lui era affidato il coordinamento militare in Siria tra le forze di Teheran e Damasco. Israele lo riteneva un uomo chiave nella fornitura di armi ai gruppi terroristici della zona, in particolare a Hezbollah.