MEMORIA – Nuove pietre d’inciampo a Roma
Adachiara Zevi condanna appropriazioni
a scopo politico

Nel gennaio del 2010 Roma fu la prima città d’Italia ad accogliere la posa di alcune “Stolpersteine”, le pietre d’inciampo ideate dall’artista tedesco Gunter Demnig per ricordare le vittime della persecuzione nazifascista nel luogo del loro arresto e da dove iniziò in molti casi un viaggio senza ritorno verso i campi di sterminio. Oggi le pietre d’inciampo disseminate sul territorio italiano sono alcune migliaia e il numero aumenterà ancora da gennaio, il mese di più intensa attività dedicata alla Memoria. “È stata un’intuizione vincente che ha fatto scuola”, rivendica la storica dell’arte Adachiara Zevi, presidente dell’associazione Arte in Memoria che per prima ha adottato il messaggio di Demnig.
Tra pochi giorni nuove “Stolpersteine” gremiranno i marciapiedi della capitale, per il quindicesimo anno di fila. Alla posa parteciperanno rappresentanti del mondo politico e della diplomazia, ma anche scolaresche e comuni cittadini. La prima cerimonia avrà luogo lunedì 8 gennaio mattina in via S.Maria del Pianto, nel cuore del quartiere ebraico. Ulteriori tappe sono previste nell’arco di tre giorni nei municipi I, II, V, VII, VIII e X. La mattina del 10 gennaio un’iniziativa di particolare rilievo avrà luogo in piazzale Aldo Moro, davanti alla sede del Consiglio Nazionale Delle Ricerche. Sarà tra gli altri presente la ministra dell’Istruzione e della Ricerca Anna Maria Bernini.
“Sarà un’occasione per ribadire la reale identità delle pietre d’inciampo, difendendo l’autenticità dell’unico progetto esistente: quello di Gunter Demnig”, sottolinea Zevi, che si trova ora in Israele, dove le è arrivata comunque la notizia dell’iniziativa di alcuni esponenti di Casa Pound tra Trieste e Padova: sul manto stradale delle due città del nordest sono apparse finte pietre d’inciampo, dedicate dal gruppo neofascista alla “Palestina e i suoi figli”. Per Zevi siamo in presenza “di un chiaro atto di antisemitismo: l’equiparazione tra i palestinesi e le vittime della Shoah è molto grave”. Non è la prima volta “che qualcuno sia appropria di questa forma d’arte, distorcendone il senso”. In “un momento del genere è però ancora più inquietante”. Nuove distorsioni e strumentalizzazioni che si aggiungono ai tanti oltraggi subiti dalle “Stolpersteine” romane (e non solo) nel corso degli anni, anche di recente. “Ci siamo purtroppo abituati”, afferma Zevi, “ma è nostro dovere andare avanti senza farci intimidire”.