GUERRA 83ESIMO GIORNO La testimonianza di Mia: i gazawi stanno con Hamas
“Improvvisamente ho cominciato a chiedermi: Perché sono in casa di una famiglia? Perché ci sono dei bambini qui? Perché c’è una donna?”. Sono le domande passate per la mente di Mia Schem, 21 anni, nei 54 giorni della sua prigionia a Gaza. In un’intervista rilasciata all’emittente Canale 13, la giovane spiega di essersi resa conto solo dopo alcuni giorni della sua situazione: prigioniera di una famiglia palestinese legata a Hamas, con bambini e donne al seguito. “È importante per me dire la verità sulle persone che vivono a Gaza, su chi sono veramente”, afferma nell’anteprima della video intervista. “Intere famiglie sono al servizio di Hamas”. Liberata durante il cessate il fuoco di novembre, Schem afferma di essersi sentita in colpa. “Gli altri ostaggi mi hanno detto ‘Mia, ti prego, non lasciare che si dimentichino di noi’. E io mi sono scusata”. La sua prigionia si è conclusa ma a Gaza, a 83 giorni dall’inizio del conflitto, restano ancora 129 ostaggi. Secondo l’esercito, la maggior parte di loro è tenuta nel sud della Striscia e una parte più piccola nell’area centrale. Proprio nella zona meridionale, a Khan Younis, si sono concentrate le manovre di Tsahal in queste settimane. Qui il sergente Asaf Pinhas Tubul, 22 anni, è morto negli scontri con i terroristi. Il suo nome è stato diffuso dall’esercito oggi, assieme a quello di altri due caduti: il capitano Neriya Zisk, 24 anni e il maggiore Dvir David Fima, 32 anni. Con loro il bilancio delle perdite israeliane dall’inizio dell’operazione nella Striscia è salito a 167. Nel loro nome, ha sottolineato un portavoce dell’esercito, “continueremo la nostra missione per riportare a casa tutti gli ostaggi e per eliminare Hamas”.