ITALIA-ISRAELE Bufera mediatica su Kashriel, poco gradito a Farnesina e Quirinale
Potrebbe non essere Benny Kashriel il prossimo ambasciatore d’Israele in Italia. Scelto a luglio dal ministro degli Esteri Eli Cohen per sostituire la prossima estate l’attuale ambasciatore Alon Bar, Kashriel non sarebbe un nome gradito a Roma. Secondo Ynet e Times of Israel, il governo italiano ha espresso disagio per gli stretti legami tra Kashriel e il movimento degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Dal 1992 il candidato ambasciatore è sindaco di uno di questi, Ma’ale Adumim (a est di Gerusalemme), e per anni ha guidato il Consiglio di Yesha, organismo ombrello del mondo degli insediamenti. Per questa sua posizione e per l’inesperienza in ambito diplomatico in un momento delicato, sia dal Quirinale sia da Palazzo Chigi, confermano i quotidiani italiani, sarebbe arrivata un’indicazione per modificare la nomina. Secondo ynet anche il presidente d’Israele Isaac Herzog ha chiesto al ministero degli Esteri di intervenire discretamente sulla questione. Ministero che da fine anno vedrà un avvicendamento al vertice: a guidarlo, secondo un accordo interno alla coalizione, dal 31 dicembre sarà Israel Katz, attuale ministro dell’Energia. “Penso che scambiare i ruoli in tempo di guerra non sia la cosa giusta da fare. È il primo ministro a decidere su questo tema. Non mi ha ancora parlato. Se il premier me lo chiederà, lo farò“, ha commentato Cohen. Potrebbe non essere lui quindi a dover gestire nelle prossime settimane il caso Kashriel.
Figlio di immigrati dall’Iran, il sindaco di Ma’ale Adumim è un politico del Likud di lunga data. Laureatosi in Studi internazionale all’Università Ebraica, ha conseguito un master in studi sul Medio Oriente contemporaneo all’Università di Tel Aviv. Dopo aver lavorato nel ministero dell’Edilizia e aver ottenuto incarichi di vertice in importanti imprese di costruzione israeliane, è diventato sindaco dell’insediamento nei primi anni Novanta. Un periodo in cui Benjamin (Bibi) Netanyahu iniziava la sua ascesa politica. Kashriel, come riportato in un colloquio con il sito Al-Monitor, è stato tra i primi a puntare proprio sull’allora delfino del Likud, sostenendone la candidatura alla guida del partito. Un appoggio a Netanyahu conservato negli anni successivi, pur senza lesinare critiche.
Nel 2020, intervistato da Israel Hayom in merito all’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca e del futuro degli insediamenti in Cisgiordania, Kashriel aveva espresso preoccupazione per una presidenza democratica. Poi aveva criticato il premier Netanyahu. “A volte sembra che stia giocando con noi. Non è plausibile che io stia aspettando da più di un anno l’approvazione del premier per aggiungere un piano a 16 case esistenti qui a Ma’ale Adumim. Non un insediamento lontano. Non ha senso che io abbia bisogno dell’approvazione dell’Ufficio del primo ministro per un piano di costruzione di un’industria, o di una scuola, o per aggiungere stanze, o per costruire balconi”. In quell’occasione si era detto deluso dalle politiche di Bibi: “Sono cose che non hanno nulla a che fare con gli americani o i palestinesi. Mi aspettavo di più da Netanyahu. Anche i 700 nuovi appartamenti che stiamo costruendo ora, dopo un decennio di blocco delle costruzioni, li stiamo costruendo in condizioni di prossimità all’interno della città“. Al di là di queste posizioni, il sostegno e le attestazioni di stima nei confronti del leader del Likud non sono mancate.
Sulla situazione degli insediamenti in Cisgiordania, Kashriel al sito Al-Monitor aveva esplicitato la sua posizione: “Chiunque conceda la Valle del Giordano non sopravviverà nel Likud. La mia linea rossa è la Giudea e la Samaria, non sono disposto a concedere nemmeno un centimetro”.