GERMANIA – A 102 anni Margot Friedländer è la berlinese dell’anno
“In Hamas rivedo i mostri del passato, ma non perdo la speranza”

A 21 anni Margot Bendheim è sola a Berlino. La mamma Auguste e il fratello Ralph sono stati catturati nel gennaio del 1943 e deportati ad Auschwitz. Margot non ha nulla, se non un una collana d’ambra, una borsetta e un messaggio affidato dalla madre ai vicini: “Cerca di costruirti una vita”. Una preghiera a cui Margot si aggrappa da lì in avanti, portandola con sé nel corso di un’esistenza lunga oltre un secolo. Oggi, a 102 anni, Margot Friedländer – cognome del marito Adolf, incontrato durante la prigionia a Theresienstadt – non solo si è costruita una vita, ma è diventata un punto di riferimento morale per la Germania. Sopravvissuta alla Shoah, trasferitasi a New York nel dopoguerra per poi tornare a 88 anni nella sua Berlino, Friedländer ha impegnato la propria voce per educare generazioni di tedeschi sul passato e sull’impegno a combattere il pregiudizio. Per questo oggi i suoi concittadini l’hanno eletta “berlinese dell’anno”. Lo hanno fatto rispondendo a un sondaggio del quotidiano locale Berliner Morgenpost. “Vogliamo onorare l’eccezionale lavoro della 102enne Margot Friedländer contro l’antisemitismo, l’odio e l’esclusione e il suo incrollabile impegno per l’umanità e la riconciliazione”, la motivazione del premio. “Sono sorpresa e naturalmente molto felice. È incredibile. Come molte altre cose che ho vissuto qui in Germania negli ultimi anni”, ha raccontato Friedländer in una lunga intervista al Berliner Morgenpost.
La sua scelta di tornare in Germania e testimoniare nasce dalla volontà di parlare “per coloro che non ce l’hanno fatta. Non solo per i sei milioni di ebrei assassinati, ma anche per i molti milioni uccisi perché non considerati umani dal regime. Parlo per mio fratello così come per mia madre e per molti dei miei parenti” che da Auschwitz non sono mai tornati. “Non voglio che nessuno debba mai vivere quello che abbiamo vissuto allora in Germania”, sottolinea la testimone. D’altra parte aggiunge di essere consapevole che “l’antisemitismo non morirà, ma io non ho paura e non perdo la speranza”. Anche se le stragi di Hamas del 7 ottobre l’hanno fatta vacillare. “È stato orribile. Non pensavo che avrei vissuto di nuovo un’esperienza del genere. È così che è iniziata allora. Naturalmente, dopo questi omicidi, ho rivisto nella mia mente le immagini del passato”. Nonostante gli orrori di Hamas, l’esperienza di una vita le ha insegnato a conservare la fiducia, tema centrale della sua biografia “Cerca di costruirti una vita”, scritto nel 2008. “È ridicolo avere paura o perdere la speranza. Forse possiamo far capire a chi viene da noi da altri paesi come dovrebbe essere la nostra vita: la cosa più importante è che le persone si rispettino a vicenda. Che rimangano umani”.