GUERRA 90ESIMO GIORNO – Israele per il rientro degli sfollati

Alcune delle comunità israeliane nei pressi della Striscia di Gaza evacuate dopo il 7 ottobre potranno tornare nelle loro case nel prossimo futuro. A dichiararlo è stato il ministro della Difesa, Yoav Gallant, facendo riferimento ai distretti compresi in un raggio tra i 4 e 7 chilometri dal confine con Gaza. Gallant però non ha annunciato una data per questo rientro. Secondo il sito Times of Israel questa prima fase dovrebbe iniziare attorno alla metà di febbraio. Per chi invece viveva in aree più vicine a Gaza (a meno di 4 chilometri dal confine) l’attesa sarà molto più lunga: si parla di agosto. E in ogni caso rimangono fuori le località più colpite dall’aggressione di Hamas, tra cui i kibbutz di Nir Oz e Kfar Aza per i quali i tempi previsti sono molto più lunghi.
Non tutti gli sfollati – circa 120 mila nel sud, più 80 mila nel nord d’Israele – sembrano intenzionati a tornare e chiedono maggiori garanzie in termini di sicurezza. Il Comando del fronte interno ci sta lavorando, racconta il sito Srugim. Saranno rafforzate le unità di difesa locali, migliorati i sistemi di comunicazione con l’esercito, realizzate nuove recinzioni, cancelli e illuminazioni perimetrali.
Intanto il governo, a 90 giorni dall’inizio del conflitto, sta cercando di incoraggiare i residenti nella fascia 4-7 chilometri dal confine a tornare a casa con una politica di incentivi. Al quotidiano economico The Marker diverse famiglie hanno però sollevato il problema delle scuole: molte non sono agibili e questo è un evidente ostacolo a ogni piano di ritorno.
Sul fronte della guerra, le operazioni militari continuano a concentrarsi nel sud di Gaza. A Khan Younis i soldati di Tsahal, spiega un portavoce, hanno danneggiato in modo significativo la catena di comando di Hamas nell’area. “Incontriamo il terrore in quasi tutte le case, negli ospedali e nelle scuole”, ha affermato il comandante della Brigata Kiryati, Mickey Sharvit, sottolineando la difficoltà di operare in queste circostanze.
Della situazione nel nord d’Israele ha invece parlato Gallant con Amos Hochstein, inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente. A Hochstein il ministro della Difesa ha sottolineato come ci sia “una breve finestra di tempo per raggiungere un’intesa diplomatica” con Hezbollah, considerando che il gruppo terroristico libanese continua a compiere attacchi quotidiani contro lo stato ebraico. “C’è solo un risultato possibile: un nuovo ordine nell’area settentrionale, che permetta il ritorno sicuro dei nostri cittadini”, la posizione di Gallant.

(Nell’immagine, una casa del kibbutz di Be’eri dopo l’attacco del 7 ottobre)