TERRORISMO – Yoram Schweitzer (Inss): Isis colpirà ancora, Teheran falsa le realtà
Dall’attentato in Iran del 3 gennaio, rivendicato dall’Isis, si possono trarre alcune lezioni. “In primo luogo, è chiaro a tutti come il regime di Teheran sia pronto a falsificare la realtà pur di attribuire a Israele azioni spregevoli. Poi c’ l’azione in sé dell’Isis: l’attacco durante le commemorazioni per il generale Suleimani è un segnale di come quest’organizzazione possa ancora risvegliare le sue cellule dormienti. Non torneranno i tempi del Bataclan, ma anche l’Europa deve fare attenzione”, avverte l’esperto israeliano di terrorismo, Yoram Schweitzer. A colloquio con Pagine Ebraiche, Schweitzer mette in ordine gli ultimi avvenimenti internazionali, a partire dall’eliminazione di Saleh al-Arouri, uno dei più importanti dirigenti politici di Hamas, eliminato mentre si trovata a Beirut. “Era solo una questione di tempo: al-Arouri era nella lista nera d’Israele per il suo ruolo chiave nello sviluppare la rete di Hamas all’estero. Era coinvolto nella pianificazione di molti attentati. Aveva progettato ad esempio il rapimento e l’uccisione dei tre adolescenti israeliani (Naftali Frenkel, Gilad Shaer e Eyal Yifrah) nel 2014. In pubblico sosteneva la necessità di uccidere quanti più israeliani possibile. Dopo il 7 ottobre la sua fine era certa”, sottolinea l’esperto, a capo del programma di ricerca sul terrorismo dell’Institute for National Security Studies. La missione a Beirut è stata un’occasione per eliminare al-Arouri così come altri uomini di vertice e per dare un segnale a Hamas. “L’operazione chiarisce che Israele non si limiterà al conflitto a Gaza, ma colpirà ovunque i responsabili del 7 ottobre”. Inoltre è un avvertimento ai terroristi di Hezbollah e al loro leader Hassan Nasrallah: “Al-Arouri era sotto la loro protezione. Ma l’intelligence e le forze militari israeliane sono arrivate comunque a lui, dimostrazione di come le minacce di ritorsioni non preoccupino Gerusalemme. Sanno cosa c’è in gioco e operano per spezzare l’alleanza del terrore. E, per farlo, colpiscono nel cuore del Libano o in Siria”.
In attesa di vedere come evolverà il conflitto a Gaza, Israele e il mondo ebraico dovranno fare attenzione a chi tesse le fila del terrorismo internazionale, l’Iran. “Nei prossimi mesi, oltre a continuare a sostenere Hamas e Hezbollah con armi, soldi e informazioni, il regime di Teheran cercherà di colpire anche in altre parti del mondo. Abbiamo già visto attacchi sventati in Gran Bretagna, in Francia, negli Stati Uniti”. Nel frattempo intensificherà i suoi sforzi contro Israele, cercando di costruire una narrazione a proprio sostegno da presentare soprattutto al mondo musulmano. “Perché Teheran ha subito accusato Israele della responsabilità degli attentati del 3 gennaio? Perché così può presentarsi come vittima dello stato ebraico. Può appiccicare l’etichetta su di noi di nazione assetata di sangue e così giustificare il suo sostegno ai terroristi palestinesi e libanesi. In pratica compie un totale ribaltamento della realtà, senza ovviamente portare prove. E lo fa sfruttando l’onda di chi biasima la risposta israeliana al 7 ottobre”. Un’operazione in cui uno dei tasselli è fomentare l’antisemitismo per generare ulteriori minacce e instabilità. Strategia adottata anche dall’Isis, che però è in concorrenza con l’Iran sciita. “Per questo nel rivendicare l’attentato alle commemorazioni di Suleimani, l’Isis ha condannato anche Hamas. Per loro, il fatto che i terroristi palestinesi siano alleati con gli sciiti è apostasia. L’unico vera fede è la loro e, dopo una fase di silenzio, cercano di riportare questa narrazione sotto i riflettori”. Per Schweitzer il duplice attacco in Iran, in cui sono morte oltre 100 80 persone, è un atto dimostrativo “e potrebbero venirne altri anche in Europa. Anche se penso sia più probabile che gli attacchi saranno di singoli. I cosiddetti lupi solitari, fomentati dagli appelli dell’Isis, di Teheran o influenzati dal conflitto tra Israele e Gaza. I servizi di sicurezza europei penso abbiano imparato le lezioni di Parigi o Bruxelles, ma la guardia dovrà rimanere alta”.
d.r.