MEMORIA – Pietra d’inciampo
a Firenze per Goffredo Paggi
Al primo e al secondo piano di via Ricasoli 24 a Firenze c’erano nel 1943 gli uffici del consorzio di bonifica della piana di Sesto Fiorentino. L’ebreo pitiglianese Goffredo Paggi lì impiegato si sentiva al sicuro, nonostante l’avvio dei rastrellamenti nazifascisti. Il 7 dicembre alle sei e mezzo della sera ha finito di lavorare e si appresta a uscire. Alessandro Benucci, un collega, gli chiede di aspettarlo. Deve fare una commissione e uscirà con lui. Benucci lo saluta sulla soglia con un “Ciao Paggi!” e si allontana. Goffredo non può, perché lo stanno aspettando due agenti del commissariato. Inizierà da lì il suo viaggio senza ritorno ad Auschwitz-Birkenau, dove sarà ucciso in aprile. Nel dopoguerra il suo collega e presunto delatore sarà invece assolto “per non avere commesso il fatto”.
Una pietra d’inciampo porta da oggi il nome di Goffredo, cui è stata dedicata una delle installazioni della prima di tre giornate di pose in città. Presenti la nipote Vera Paggi, che ne ha ricostruito la storia nel libro “La breve estate”. E Roberto Benucci, un pronipote del presunto delatore, giunto per l’occasione dalla contea di Sarasota in Florida. “Appartengo alla parte brutta della storia di Goffredo, ma per me è un onore essere venuto a commemorare la posa di questa pietra”, ha detto l’uomo. Così la discendente di Goffredo: “La Memoria si coltiva con la conoscenza, la cultura e la condivisione, che è antidoto a ogni orrore”. Per Enrico Fink, il presidente della Comunità ebraica fiorentina, “noi italiani tendiamo a sentirci eredi soltanto della parte bella della storia”. Serviva pertanto “un italiano che che sta in America”, che viene quindi da lontano, “per ricordarci il peso dell’assenza di condanne civili e morali” che ha segnato l’Italia nel dopoguerra. Fink è ieri intervenuto anche a un’iniziativa dell’Università di Firenze su “L’antisemitismo e le sue metamorfosi”, incentrata sul libro omonimo dell’ex coordinatrice nazionale contro l’antisemitismo Milena Santerini. L’incontro si è svolto nell’ambito del corso di perfezionamento in didattica della Shoah dell’ateneo ed è nato, come ha spiegato la sua direttrice scientifica Silvia Guetta, “dall’esigenza espressa da molti insegnanti e studenti di comprendere meglio questo fenomeno”. Un fenomeno complesso e “che ultimamente ha avuto un’impennata notevole, a seguito di quanto avvenuto in Israele: il 7 ottobre è stata una data spartiacque”.
(Nell’immagine: Vera Paggi, discendente di Goffredo, e Roberto Benucci, discendente del delatore)