GENOCIDIO – Perché il ricorso del Sudafrica alla Corte dell’Aia è “un abuso” e “un’infamia”

“Se tutto è genocidio, nulla è genocidio”. Lo rileva la International Association of Jewish Lawyers and Jurists (IJL), stigmatizzando la decisione del Sudafrica di trascinare Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia, il tribunale delle Nazioni Unite. “Il tentativo di sfruttare la Convenzione sul genocidio per prendere di mira un gruppo di persone il cui assassinio ha portato alla Convenzione stessa riflette un fenomeno crescente di indebolimento del diritto del popolo ebraico ad avere un proprio Stato. Paragonando Israele al regime nazista, si intende negargli il diritto a difendersi da coloro che puntano alla sua distruzione”, accusa l’associazione che rappresenta avvocati e giuristi ebrei da tutto il mondo, ricordando come a coniare il termine genocidio fu un ebreo polacco scampato alla Shoah, Raphael Lemkin (1900-1959). Il padre cioè della Convenzione che il Sudafrica ha scelto di brandire contro lo Stato ebraico, in quello che appare a tutti gli effetti un sovvertimento della realtà. “Le azioni di Hamas soddisfano la definizione di genocidio”, riferisce non a caso la IJL, citando l’invocazione “all’assassinio di ebrei” da parte della leadership del gruppo terroristico. È per questo “triste e preoccupante” la linea adottata dal paese africano, si aggiunge.
È preoccupato anche l’avvocato Ariel Dello Strologo, presidente dell’Associazione Giuristi Ebrei (AGE). “Di questi tempi assistiamo a un abuso continuo di parole come ‘genocidio’ nelle piazze, nei giornali, sui social. Impressiona che un tema del genere sia arrivato in un contesto simile e in quel modo. Un abuso, per l’appunto”, afferma Dello Strologo, che come AGE sta organizzando un webinar con studiosi di diritto internazionale. Se ne parlerà a margine delle due udienze previste nelle giornate di domani e dopodomani, per riflettere su quanto sarà emerso. “Non è un momento favorevole per Israele: ciò è evidente anche a livello di opinione pubblica, anche in paesi amici”, sostiene l’avvocato. “E una questione tecnica rischia pertanto di risentire della dimensione politica: non ho dubbi al riguardo”. È così verosimile, ritiene Dello Strologo, che vengano usate contro Israele dichiarazioni come quella del ministro della Difesa Yoav Gallant, che all’inizio del conflitto affermò: “Combattiamo contro degli animali umani e agiamo di conseguenza”. Oppure le “ripetute dichiarazioni” incendiarie dei ministri d’estrema destra Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, che più volte hanno messo in difficoltà l’esecutivo con le loro intemperanze (pur non avendo potere decisionale su Gaza).
“Il Sudafrica è un paese ostile e da sempre schierato in un certo modo. L’obiettivo è provocare un danno a Israele”, afferma Giorgio Sacerdoti, eminente giurista e già presidente dell’AGE. “Usare una Convenzione nata per evitare il ripetersi della Shoah contro Israele sembra irreale, una cosa fuori dal mondo, una vera e propria infamia. Israele dovrà risponderne in quella sede e senz’altro lo farà nel modo migliore. La squadra è di livello e non rinuncerà a combattere”, riflette Sacerdoti. La strategia, prosegue il giurista, sarà quella di dimostrare “l’inevitabilità di una guerra di risposta” come quella che si sta verificando a Gaza. Dall’Aia “non arriveranno decisioni esecutive e qualunque ‘provvedimento cautelare’ possa essere emesso, Israele avrà diritto a difendersi: potrebbe comunque rivelarsi un momento imbarazzante a livello d’immagine”, conclude Sacerdoti.
Non tutti in Sudafrica la pensano come il loro governo. Alcuni leader cristiani ad esempio hanno emesso una nota per “condannare con forza” tale scelta. “La decisione è fondamentalmente viziata”, dichiarano, evidenziando che l’attacco non provocato contro civili israeliani comprendeva stupri, mutilazioni, incendi e altri orrori fino ad allora inimmaginabili. Si è trattato, quello sì, “di un tentativo deliberato di genocidio, sostenuto dallo statuto di Hamas”. I leader cristiani puntualizzano anche il concetto che “Israele non cerca di cancellare Gaza o i palestinesi dalle mappe”, ma soltanto di difendersi.

Adam Smulevich