MEMORIA – Pietre d’inciampo per la famiglia Anticoli
e convegno sulla cultura distrutta

Giacomo Anticoli era nato in una antica e numerosa famiglia ebraica di Roma. Nel 1928 fu assunto come autista e usciere capo al ministero dell’Educazione Nazionale, per poi essere “comandato” al Consiglio Nazionale delle Ricerche. Dal 1937 dimorava all’interno dell’edificio con i suoi cari, nell’appartamento di servizio riservato agli uscieri. Presto però l’avrebbe perso, insieme al lavoro. Dopo la promulgazione delle leggi razziste saranno alcuni familiari residenti in via Ippolito Nievo ad accogliere gli Anticoli senza più un reddito e un tetto sopra la testa – Giacomo con la moglie Gemma e le figliolette Fiorella e Luciana, venuta alla luce pochi mesi prima. I nazifascisti li cattureranno all’alba del 16 ottobre del 1943, destinandoli alla deportazione ad Auschwitz-Birkenau. Nessuno farà ritorno a Roma.
I nomi dei quattro membri della famiglia Anticoli sono impressi in altrettante pietre d’inciampo installate oggi davanti alla sede del Cnr, in piazzale Aldo Moro. Un atto che si accompagna ad altri momenti di ricordo e riflessione, a partire dal convegno “Scienza e Memoria” che si è svolto poco dopo con l’intervento di rappresentanti delle istituzioni, della comunità scientifica e del mondo ebraico. L’iniziativa si è tenuta a un anno esatto dalla firma di un accordo tra enti di ricerca ed enti ebraici finalizzato alla collaborazione per la raccolta e la divulgazione di testimonianze e documenti “atti a delineare l’impatto delle leggi razziste”. Coinvolti nel progetto, oltre al Cnr, sono l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l’Accademia Nazionale dei Lincei, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la Comunità ebraica di Roma e I’istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche. In questo solco opera la “Pagina della memoria” curata online dal fisico Aldo Winkler, che ha introdotto il progetto e la giornata al Cnr. Il sito ha una “particolare attenzione alle donne, la cui partecipazione agli studi e alla vita accademica, nella società ebraica, era assolutamente all’avanguardia rispetto alle consuetudini dell’epoca”, sottolinea lo studioso. Un altro obiettivo è “mettere in luce i danni irreversibili arrecati alla cultura italiana, di cui ancora paghiamo le conseguenze, comportati dalla cancellazione di prestigiose scuole scientifiche e culturali”.