GOLDA MEIR – Fiorito racconta la statista israeliana amica di Nenni, ammirata da Fallaci

Nel 2024 l’atteso film di Guy Nattiv su Golda Meir dovrebbe arrivare nelle sale italiane. Per riappassionarsi all’avvincente vita della prima donna premier d’Israele è intanto possibile sfogliare un nuovo libro, “Golda Meir. Storia della donna che fondò Israele” (ed. Giuntina), scritto dalla giornalista Elisabetta Fiorito. Nell’agile e ben documentato volume risaltano le relazioni intrattenute dalla statista con l’Italia: dall’incontro con Aldo Moro all’amicizia con Pietro Nenni, speciale per entrambi.
“Nenni è uno degli individui migliori che oggi esistano al mondo. Perché è così onesto: v’è una tale rettitudine in lui, una tale umanità, un tale coraggio nelle sue convinzioni! Io lo ammiro come nessun altro”, affermò nella sua celebre intervista con Oriana Fallaci, a sua volta conquistata da quella interlocutrice non comune. “Anche se non si è d’accordo con lei, non si può fare a meno di rispettarla, ammirarla, anzi volerle bene”, attesterà la giornalista fiorentina, certo non avvezza ai complimenti.
Racconta Fiorito che l’amicizia tra Meir e Nenni si snoda lungo il percorso dei rapporti tra la dirigenza laburista sionista e i socialisti d’Europa, in un quadro internazionale spesso ostile (già allora fioccavano le risoluzioni di un certo tipo), con Nenni che cercò più volte di mediare in favore dell’amica. È al politico faentino, non a caso, che Golda scrive il 22 agosto del 1973 “per protestare contro il primo ministro maltese Dom Mintoff, laburista, per alcune dichiarazioni su Israele”. Mintoff, che si apprestava a ospitare sull’isola la conferenza internazionale dei socialisti, aveva sostenuto che “se fossi palestinese, sarei uno di quelli che compie i dirottamenti”.
Parole simili a quelle che nel 2006 l’allora senatore a vita Giulio Andreotti pronuncerà nell’aula di Palazzo Madama, durante un confronto sulla guerra del Libano. Tra le pagine più interessanti del libro quelle in cui si parla del “fallito attentato di Ostia” del gennaio del 1973, quando agenti dei servizi segreti fecero irruzione in un appartamento della frazione litoranea di Roma bloccando cinque terroristi palestinesi armati di razzi terra-aria, pronti ad abbattere l’aereo del primo ministro d’Israele. Il 17 dicembre dello stesso anno altri terroristi compiranno la prima delle due stragi terroristiche all’aeroporto di Fiumicino.
“Anche in questo episodio vediamo tutta la fragilità del Lodo Moro”, scrive Fiorito, citando il supposto patto segreto di non belligeranza tra lo Stato italiano e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Con l’allora ministro degli Esteri di Roma, Golda si era incontrata nell’ottobre del 1970 a New York, insieme al ministro Abba Eban titolare degli Esteri a Gerusalemme. Moro definirà l’incontro costruttivo e si recherà in Israele l’anno successivo. Ma “non muterà mai la sua politica filoaraba”, sottolinea Fiorito. Politica che tornerà anche nei giorni del rapimento nella prigione del popolo delle BR, da dove “evocherà egli stesso il famoso Lodo, nella speranza di una trattativa dello Stato con i terroristi per la sua liberazione”.

a.s.

(“Golda Meir. Storia della donna che fondò Israele” sarà presentato stasera alle 18.30 al Centro Ebraico Il Pitigliani di Roma: oltre all’autrice interverranno il presidente della Comunità ebraica Victor Fadlun e la giornalista Lucia Annunziata)