SOCIETÀ – Parisi lancia Setteottobre:
Basta con la violenza woke

Un veleno serpeggia nelle società progredite e ha spesso l’aspetto di un antisemitismo sempre meno dissimulato “che è anche antioccidentalismo feroce, odio e rifiuto di sé che corrode le più importanti conquiste delle nostre civiltà: quando si attacca Israele, quando si attaccano gli ebrei, si colpisce anche questo sistema di valori”. Partendo da questa amara constatazione il manager Stefano Parisi ha deciso, insieme ad altri esponenti delle istituzioni, dei media e della cultura, di dare vita all’associazione “Setteottobre” che sarà presentata domenica prossima a Roma e quella successiva a Milano. Nel nome “un riferimento che parla da sé” al massacro compiuto da Hamas poco più di tre mesi fa. “Un evento che ci ha feriti non solo per la barbarie commessa, ma anche per la reazione di un pezzo significativo dell’Occidente: silenzio e ambiguità sono tangibili e abbiamo pensato che non fosse possibile restare senza fare niente davanti a questa deriva”, sottolinea Parisi. L’obiettivo, come si afferma nel manifesto dell’associazione, è riunire “cittadini consapevoli e responsabili, intenzionati a combattere il negazionismo e le false notizie, perseguire l’esaltazione del terrorismo e dell’antisemitismo, contrastare le ideologie totalitarie, promuovere lo studio e la difesa delle radici e dei valori delle nostre democrazie”. Parisi racconta che le adesioni sono già numerose – “c’è tantissima gente che vuole dare una mano, individui e organizzazioni” – e che tanti sono anche i progetti: iniziative artistiche nelle scuole, l’istituzione di un osservatorio, la creazione di un centro studi, la realizzazione di sondaggi “per capire cosa pensa chi odia, perché agisce in un certo modo”. Un’altra idea è quella di ripristinare un’iniziativa già avviata dopo l’11 settembre del 2001 da Anita Friedman, presidente della fondazione “Italia-Israele per la Cultura e le Arti” e moglie di Parisi. Si tratta di “Appuntamento a Gerusalemme”, con viaggi in Israele dedicati a politici, giornalisti e opinion leader. C’è poi l’intenzione di favorire “un’azione parlamentare che spinga l’Italia a emulare la Germania schierandosi al fianco di Israele contro la causa per ‘genocidio’ intentata dal Sudafrica al Tribunale internazionale dell’Aja”. In generale Parisi è preoccupato da alcuni segnali che coglie anche nel dibattito pubblico italiano: “Prevale sempre più una cultura ‘woke’, che è violenta e non accetta contestazioni. Bisogna reagire, facendo rete e facendosi sentire”.