MILANO – Una mostra sulle gemelle Mazzetti “con l’accento sulla vita”

La tragedia dell’eccidio della famiglia Einstein Mazzetti rimane sullo sfondo della mostra “After Images”, inaugurata al Memoriale della Shoah di Milano. Gli scatti di Eva Krampen Kosloski, protagonisti della mostra, ritraggono la madre e la zia, Paola e Lorenza Mazzetti, nei luoghi della felicità interrotta. Insieme, dopo decenni, le gemelle ritornano nelle campagne di Rignano, in Toscana, dove hanno trascorso l’adolescenza. Rimettono piede nella limonaia della villa Il Focardo e con stupore, ripreso dall’obiettivo di Koloski, ritrovano i propri disegni sui muri. Un ricordo indelebile, a 70 anni di distanza, delle ore passate nella serra su ordine dell’amato zio, Robert Einstein. “Lui, cugino di Albert, era un uomo colto, amorevole, ma inflessibile”, racconta a Pagine Ebraiche Alessandro Cassin, direttore del Centro Primo Levi di New York e curatore dell’esposizione. “Quando le due gemelline facevano tardi, le mandava a meditare nella limonaia. Ma per loro quello spazio era diventato un rifugio dove sfogare la propria arte. Arte che le proteggerà e salverà dal trauma della strage compiuta dai nazisti il 3 agosto 1944, con l’uccisione della zia e delle cugine”. Una dimensione artistica che si trasforma nel filo conduttore della mostra al Memoriale, rappresentando la storia personale delle sorelle Mazzetti così come la ferita della Shoah e della guerra.
Nelle fotografie e nelle documentazioni esposte – dalle lettere di Robert Einstein ai dipinti di Lorenza e Paola -, c’è il racconto del prima e del dopo l’orrore del 1944. “Attraverso un uso poetico della fotografia – spiega Cassin – Kosloski è riuscita a raccontare l’intreccio tra infanzia e terza età nella vita delle gemelle. Un gioco di specchi che elude la linearità del tempo”. Un percorso per ricordare le due Mazzetti (Lorenza è scomparsa nel 2020, Paola nel 2022), ma anche per richiamare con delicatezza l’attenzione su una strage rimasta impunita, aggiunge Kosloski. “La possibilità di esporre questo progetto – riflette la fotografa – è un modo per far conoscere la storia di questa famiglia e il suo eccidio affinché i crimini del nazifascismo non siano dimenticati”.
Nella strage del 3 agosto – un giorno prima la liberazione di Firenze – i nazisti, che avevano già trasformato la villa Il Focardo in una base locale, fucilarono Cesarina Mazzetti e le figlie Luce e Annamaria. Le tre erano rimaste in casa nonostante gli avvertimenti dei comandi partigiani. A differenza del padre, non essendo ebree pensavano di non avere nulla da temere. E invece furono trucidate, mentre le cugine Lorenza e Paola diventarono loro malgrado testimoni dell’orrore. Robert Einstein si salvò, rimanendo nascosto nei boschi. Un anno dopo la strage, si tolse la vita.
A lungo questo episodio è rimasto sconosciuto e fino ad oggi, sottolinea Cassin, “i responsabili dell’eccidio non sono noti”. La mostra “After Images” lo rimette sotto i riflettori, riportando lo spettatore nei luoghi in cui accadde. Ma lo fa con gli occhi di chi è sopravvissuto, “mettendo l’accento sulla vita. – conclude il curatore – Davanti abbiamo Paola e Lorenza Mazzetti: due donne libere, creative, capaci di elaborare artisticamente il proprio turbamento e desiderio di vivere”.