MEMORIA – Dario Calimani: Un odio nuovo si aggiunge a quello antico
Dal palco della Fenice, dove si è svolta la cerimonia cittadina per il Giorno della Memoria, il presidente della Comunità ebraica di Venezia Dario Calimani ha annunciato che qualche evento significativo legato al 27 gennaio “è stato annullato perché, ci è stato detto, ‘forse non è il momento’”. Un segnale che allarma e che, ha spiegato in un teatro gremito, è la conseguenza di una lettura distorta e strumentale della guerra in Medio Oriente. “Israele bombarda Gaza per stanare i terroristi (qualcuno li chiama ‘martiri’) che il 7 ottobre hanno stuprato, torturato e massacrato senza pietà. Atrocità allo stato puro. Civili palestinesi ne vanno di mezzo, oltre ai terroristi di Hamas e ai loro indistinguibili fiancheggiatori”, ha ricordato il presidente degli ebrei veneziani, intervenendo assieme al sindaco Luigi Brugnaro e al sovrintendente della Fenice, Fortunato Ortombina. Un dramma innegabile, “ma nessuno stato civile e democratico rinuncerebbe a debellare una volta per tutte” il terrorismo che massacra oltre 1.200 civili e che lancia sul suo territorio 5.000 missili in un solo giorno. Secondo Calimani ci sarebbe “un rifiuto a cogliere la differenza fra un’azione militare e una strage pianificata di civili” e l’anti-israelianismo si farebbe così d’un tratto antisemitismo senza infingimenti di sorta. Il riconoscimento delle responsabilità e del dolore “è a senso unico”, ha accusato Calimani, “come se le colpe fossero tutte da una parte e il dolore tutto dall’altra”. Una semplificazione che a suo dire alimenterebbe “l’antico odio” e ne genererebbe di nuovo. Come se Hamas non fosse quel movimento criminale “che si fa scudo di ospedali, di scuole e di bambini e che tiene in ostaggio, per primo, lo stesso popolo palestinese”. Parlare “solo di memoria della Shoah, oggi, sarebbe disonesto, e lo diciamo consapevoli di star tradendo la memoria dei nostri cari sterminati”, ha aggiunto Calimani. Ma qualcuno “dice che i morti della Shoah sono oggi strumentalizzati, colpevoli, dunque, di essere stati massacrati perché se ne potesse usare la morte a fini politici ottant’anni dopo”. Questo, ha spiegato, è antisemitismo. E per contrastarlo non sarebbero più sufficienti “i discorsi, le strette di mano, le corone ai monumenti, le targhe alla memoria, le pietre d’inciampo”. Gli ebrei italiani non cercano compassione, ha concluso Calimani, ma “un sussulto di coscienza, perché la reazione agli eventi la si riposizioni, con un po’ di onestà, nel contesto della storia complessiva”.
(Foto: Comune di Venezia)