GUERRA 111ESIMO GIORNO – C’è attesa per la pronuncia del Tribunale dell’Aja

All’Aja l’attesa è per le 13.00 di venerdì. La Corte di giustizia internazionale (Cig) per quell’ora dovrebbe decidere sulla richiesta del Sudafrica per un’ingiunzione provvisoria contro Israele. Un’ingiunzione che, se accordata, potrebbe ordinare a Gerusalemme di annunciare un cessate il fuoco a Gaza e di consentire l’ingresso nella Striscia di un maggior numero di aiuti umanitari Onu.
La sentenza rappresenta il primo passaggio del caso che accusa Israele di genocidio, presentato da Pretoria all’Aja.
Un eventuale ordine della Corte a Tsahal di fermare ogni operazione a militare a Gaza sarebbe una vittoria per il governo del paese africano. Ma difficilmente una sentenza simile verrà seguita da Gerusalemme. I giudici, in questo caso, potrebbero poi appellarsi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per costringere Israele al cessate il fuoco. Un veto degli Stati Uniti potrebbe fermare il Consiglio di Sicurezza. Disobbedire al tribunale, scrive Itamar Eichner su Yedioth Ahronot, “avrebbe però conseguenze internazionali per Israele, danneggiando gravemente la sua posizione”. Ad esempio, spiega Eichner, alcuni paesi potrebbero decidere di sospendere le relazioni con lo stato ebraico o attuare altre misure diplomatiche. L’analista aggiunge però che si avvererà questo scenario. Con maggiore probabilità la Corte troverà una forma di compromesso “ordinando un aumento di aiuti umanitari”, ma senza intervenire sulle operazioni militari.
Intanto alla tribunale dell’Aja – in un processo che potrebbe durare dai 4 ai 6 anni – Israele ha presentato oltre 30 documenti riservati per confutare l’accusa del Sudafrica di compiere un genocidio a Gaza. A rivelarlo, il New York Times, che ha esaminato le carte presentate da Gerusalemme. Parte della difesa israeliana – scrive il quotidiano – consiste nel dimostrare che qualsiasi cosa i politici del paese abbiano detto in pubblico in questi mesi sia stata scavalcata dalle decisioni esecutive e dagli ordini ufficiali del gabinetto di guerra e dell’alto comando militare. Tra i documenti riservati ci sono ad esempio i resoconti delle riunioni di gabinetto di ottobre, in cui il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ordinato la fornitura di acqua, cibo e carburante alla Striscia di Gaza, così come di esaminare soggetti esterni per la creazione di ospedali per la popolazione civile palestinese.
A novembre, secondo quanto emerge dalle carte, Netanyahu ha ribadito la necessità di aumentare gli aiuti a Gaza, con la raccomandazione di rispondere positivamente alle richieste degli Stati Uniti sulla fornitura di carburante.