L’INDAGINE – SWG, quasi un italiano su quattro ritiene inutile il Giorno della Memoria
Sarebbe in calo la percentuale di italiani che riconosce l’utilità del Giorno della Memoria. Lo si apprende dall’ultima indagine dell’istituto di ricerca Swg, che dal 2014 monitora ogni mese di gennaio la percezione e i sentimenti della cittadinanza nei confronti dell’appuntamento. Una percezione condizionata quest’anno “dal conflitto in corso tra Israele e Hamas”, sottolinea Swg, evidenziando che gli eventi innescati dal 7 ottobre “se da un lato hanno portato una quota di italiani a una maggiore vicinanza emotiva verso il popolo ebraico, dall’altra parte hanno generato distacco verso le scelte del governo israeliano” e questo sembra avere generato “un effetto leggermente negativo anche nella percezione del Giorno della Memoria”. Il 23% degli intervistati ritiene che non serva “più a nulla”, mentre per il 16% sarebbe una questione “che riguarda solo gli ebrei”. Dati entrambi in crescita rispetto al 2023, quando l’orientamento del campione verso queste due opzioni era stato rispettivamente del 22% e del 15%. In diminuzione importante è invece il numero di chi ritiene che il Giorno della Memoria aiuti “a non dimenticare ciò che è successo” (dal 91% del 2023 si è passati oggi all’83%) e di chi pensa che aiuti “a mantenere viva l’attenzione su queste problematiche” (dall’86% si è scesi al 77%). In un’altra domanda Swg chiede di completare la frase “Secondo lei ricordare il genocidio degli ebrei e delle altre vittime del nazismo attraverso il Giorno della Memoria è…” con un aggettivo. Scelgono “giusto” il 37% delle persone, mentre “formativo” il 35%, “dovuto” il 28%, “retorico” l’11% e “inutile” l’8%. Per quanto riguarda il conflitto in Medio Oriente, dopo un iniziale appoggio maggioritario alla “comunità israeliana”, oggi a prevalere è la vicinanza a “quella palestinese”. Si dichiarano “più vicini” ad Israele il 14% degli intervistati, mentre il 21% è più solidale con i palestinesi. Il 26% del campione, individuato tra 800 soggetti rappresentativi della popolazione italiana maggiorenne intervistati con metodo d’indagine Cawi (Computer Assisted Web Interviewing), sostiene di essere vicino “a entrambe” le comunità, mentre il 23% “a nessuna delle due”. Non si schiera il 16%. Si apprende ancora da Swg che per due italiani su cinque la guerra avrebbe portato a rivedere la propria opinione sul “popolo ebraico”, anche se nella maggior parte dei casi “la critica si concentra sul governo israeliano”. La voce è quasi equamente suddivisa tra chi si sente “più vicino” (19%) e chi avrebbe maturato una “opinione più negativa” (21%).