MEMORIA – Franco Perlasca: Fiero dell’esempio di mio padre
“Nel buio più fitto, nella lunga e oscura notte dell’umanità, tante piccole fiammelle hanno indicato una strada diversa dall’odio e dalla oppressione”, ricordava appena pochi giorni fa il Capo dello Stato Sergio Mattarella nel suo intervento per il Giorno della Memoria, onorando l’esempio dei “Giusti tra le nazioni” e tra gli altri di Giorgio Perlasca, il commerciante padovano che nella Budapest occupata dai nazisti salvò la vita a migliaia di ebrei, fingendosi il rappresentante della Spagna nella capitale ungherese. Uno dei “Giusti” italiani più noti, omaggiato al Quirinale anche dal talento artistico dell’attore Alessandro Albertin che gli ha dedicato un applauditissimo monologo. Perlasca è morto nel 1992, tre anni dopo il conferimento del titolo da parte dello Yad Vashem e pochi mesi dopo aver ottenuto in Italia l’onorificenza di Grande Ufficiale al merito della Repubblica e la Medaglia d’oro al Valor Civile. Un eroe italiano il cui lascito “vive oggi in molte iniziative e progetti”, racconta a Pagine Ebraiche il figlio Franco, che attraverso una fondazione a lui intitolata ne perpetua la storia con il compito “di mantenere viva la memoria delle tragedie della Storia, ma specialmente l‘esempio morale dei Giusti”. Nel pomeriggio Franco sarà al Centro ebraico Il Pitigliani di Roma, ospite della Comunità ebraica, dell’Aned e dell’Ancri, l’associazione che raggruppa gli insigniti dell’Ordine al Merito. “È meraviglioso come a oltre trent’anni dalla morte, la vicenda di mio padre sia ancora motivo di ispirazione per tanti che ne restano affascinati, giovani e meno giovani”, sottolinea il figlio, che ogni anno partecipa all’incirca a 60-70 incontri su tutto il territorio nazionale. “L’impegno più importante è dedicato alle scuole, ma tante sono anche le iniziative con associazioni, enti culturali, dovunque questa storia sia richiesta. L’obiettivo è perpetuare il suo testamento spirituale, la grande volontà che mio padre aveva di lasciare un messaggio. Ogni anno sono migliaia gli studenti cui ci rivolgiamo e cui resta un segno. È una storia d’altronde d’impatto, che colpisce ed emoziona”. Non nei soli incontri “vive” la memoria di Giorgio Perlasca: “Tre spettacoli teatrali girano in questo momento l’Italia, con centinaia di repliche. E poi ci sono i libri, partendo naturalmente dall’imprescindibile ‘La banalità del bene’ di Enrico Deaglio, fresco tra l’altro di traduzione in francese”. Uno sforzo che va nella stessa direzione di quello affermato dalla fondazione: “Formare delle coscienze che siano al di sopra di qualsiasi ideologia, che sappiano porre la dignità umana al primo posto e che sappiano essere pronti ad aiutare i deboli del momento”.