ISRAELE – Nodo ostaggi: 150 detenuti palestinesi per ogni soldatessa rapita?

Sono ore di attesa per capire come si concluderà il negoziato tra Israele e Hamas per una tregua a Gaza che consenta anche il ritorno a casa degli ostaggi. Secondo il Wall Street Journal, l’accordo sarebbe strutturato in tre punti, il primo dei quali consisterebbe in un cessate il fuoco totale da parte di Israele per sei settimane, comprese le ricognizioni aeree via drone, con un corrispondente e graduale rilascio dei civili (tra cui anziani e minorenni). Un secondo punto riguarderebbe invece la liberazione delle soldatesse, con il capo del Mossad David Barnea che avrebbe acconsentito al rilascio di 150 terroristi per ciascuna.
Ieri intanto il primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu ha incontrato a Gerusalemme una delegazione di ambasciatori presso le Nazioni Unite, guidati da quello israeliano Gilad Erdan. Rivolgendosi ai rappresentanti di Malta, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Ucraina, Slovenia e Sierra Leone, il capo del governo ha parlato dell’Onu come di un’organizzazione orientata contro Israele, con una “cosiddetta Commissione per i Diritti Umani che dedica una parte enorme delle sue risoluzioni contro Israele e nessuna contro l’Iran o lo Yemen”. Nel parlare del coinvolgimento di alcuni dipendenti dell’Unrwa nella strage del 7 ottobre, Netanyahu ha sostenuto che sia “arrivato il momento” che la comunità internazionale e le Nazioni Unite comprendano che la missione dell’agenzia “deve finire”, perché “l’Unrwa si autoalimenta, anche nel desiderio di mantenere viva la questione dei rifugiati palestinesi”. L’Unrwa, ha accusato, “è totalmente infiltrata da Hamas, al servizio delle sue scuole e in molti altri contesti”.

(Nell’immagine: l’incontro tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e gli ambasciatori all’Onu)