RUSSIA – Jewish Federations of North America chiedono scarcerazione Evan Gershkovich

Dal 29 marzo 2023 il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich è in carcere in Russia con l’accusa di spionaggio. Non c’è stato ancora nessun processo a suo carico, ma intanto venerdì un tribunale di Mosca ha prolungato fino al prossimo 30 marzo la sua detenzione preventiva. Per allora sarà passato un anno, in cui il giornalista è rimasto in prigione senza che siano state portate prove contro di lui. “È agghiacciante e oltraggioso che Evan abbia trascorso 10 mesi della sua vita in prigione, semplicemente per aver fatto il suo lavoro”, ha commentato il Wall Street Journal. “Sebbene si tratti chiaramente di un processo farsa su accuse palesemente false, intendiamo appellarci alla sentenza, come abbiamo fatto in passato. Il giornalismo non è un crimine e continuiamo a chiedere l’immediato rilascio di Evan. In prima fila nel chiedere la liberazione del giornalista, i genitori Ella Milman e Mikhail Gershkovich, emigrati negli Usa negli anni Settanta dall’Unione Sovietica. Entrambi ebrei, hanno sottolineato come l’arresto del figlio abbia fatto riaffiorare ricordi dolorosi di un’infanzia passata a nascondere la propria identità ebraica. In un’intervista al Wall Street Journal, il padre aveva spiegato di avere piena fiducia nelle scelte del figlio, ma di avere dei rimpianti per non averlo messo abbastanza in guardia dai pericoli della vita in Russia. “Mi rende tutto più difficili perché sento di aver fallito come padre”, aveva confessato.
A mobilitarsi per la liberazione di Evan Gershkovich è stata in questi mesi anche il mondo ebraico americano. Una delle campagne di sensibilizzazioni, già usate ai tempi dell’Unione sovietica per solidarizzare con gli ebrei perseguitati, era incentrata sulla festività di Pesach. Molte famiglie lo scorso anno hanno aderito alla proposta di lasciare una sedia vuota durante il Seder (la cena della prima sera) come segno di vicinanza al giornalista. Durante l’ultimo Rosh HaShanah (il capodanno ebraico) centinaia di lettere sono state inviate a Gershkovich su iniziativa delle Federazioni ebraiche del Nord America. “La nostra speranza è che questi messaggi accorati servano a ricordare a Evan che non sarà mai solo e che tante persone pregano per lui, ha sottolineato Eric Fingerhut, presidente della Jewish Federations of North America. Tra gli autori delle lettere c’era, Natan Sharansky, celebre dissidente anti-sovietico, imprigionato per nove anni per via delle sue battaglie in difesa dell’emigrazione verso lo Stato di Israele. “Sono sicuro che questo sarà l’anno della tua liberazione, grazie alle nostre preghiere, alla solidarietà ebraica e al sostegno dei tuoi amici e colleghi”, ha scritto Sharansky da Gerusalemme. “È molto importante, mentre si resiste alla pressione, vedere un quadro mondiale più ampio ed essere ottimisti”.nella foto Eric Fingerhut
JFNA, CC BY-SA 4.0