MEMORIA – Lo sport italiano ad Auschwitz
Abodi: Una famiglia che veicola valori
I Giochi olimpici per disabili, detti anche Paralimpiadi, furono inventati da un medico ebreo fuggito dalla Germania dopo la Notte dei cristalli. Un’intuizione nata mentre Ludwig Guttmann, nel frattempo emigrato in Gran Bretagna, era impegnato a curare i soldati inglesi feriti in modo grave nella lotta contro il nazifascismo ai quali volle assicurare la massima indipendenza e dignità possibili, anche attraverso lo sport. Una lezione sempre più “viva”, visto il successo oggi del torneo che scalda i motori per la prossima edizione in programma in estate a Parigi.
Una delegazione di atleti azzurri con disabilità ha intanto varcato stamane la soglia del campo di sterminio di Birkenau, in occasione del Viaggio nella Memoria organizzato dal ministro dello Sport e per i Giovani Andrea Abodi con la collaborazione dell’Ucei e della Comunità ebraica di Roma. “È stato un momento di grande impatto, anche simbolico”, racconta l’assessore alle politiche educative Ucei Livia Ottolenghi, che partecipa al viaggio. “Ciascuno sul proprio mezzo, bici o carrozzina, ha percorso la rampa ed è arrivato fino ai resti del crematorio. Una scena che ha confermato l’importanza di questa iniziativa”. Settantotto i partecipanti al Viaggio nella Memoria tra atleti olimpici e paralimpici, dirigenti e tecnici delle federazioni sportive, delle discipline sportive associate e degli enti di promozione sportiva. Tra i nomi più rappresentativi c’è quello dell’ex nuotatore Filippo Magnini, vincitore di due titoli mondiali in vasca corta e di complessivi diciassette ori europei.
È presente anche una delegazione della Comunità ebraica di Roma, guidata dalla sua vicepresidente Antonella Di Castro. Con loro anche lo storico Marco Caviglia, in rappresentanza della Fondazione Museo della Shoah di Roma. “Penso che sia un viaggio molto rilevante, come ben evidenziato dal ministro in un suo discorso introduttivo”, sottolinea Ottolenghi. “Rivolgendosi agli sportivi presenti, Abodi ha spiegato l’importanza di essere ‘tutti insieme’ partecipi di un’esperienza del genere, parlando dello sport come di una grande famiglia che veicola valori. Ciascuno infatti dovrà farsi portavoce di quel che ha visto nel suo ambiente, generando una positiva ricaduta anche comunicativa”.
(Foto: Federazione Italiana Canottaggio)