ISRAELE – Tregua sì, tregua no le due ragioni in piazza

Al Cairo delegazioni israeliane e di Hamas si sono avvicendate in questi giorni. Sul tavolo dei colloqui, mediati dall’Egitto, il possibile accordo per la liberazione dei 136 ostaggi israeliani detenuti a Gaza. Una trattativa, scrivono i media egiziani, che però si è bloccata. Le condizioni poste dai terroristi palestinesi, inaccettabili per Gerusalemme, hanno interrotto il negoziato. In Israele l’opinione pubblica è divisa sull’opzione dell’intesa. Ieri sera migliaia di persone hanno manifestato nella capitale contro un cessate il fuoco. La richiesta al governo è di proseguire l’operazione militare. “Non negoziamo con i nemici perché altrimenti sono loro a vincere. I nostri nemici dovrebbero sapere che le Forze di Difesa Israeliane sono un esercito vincente, non esitante”, ha affermato Itzik Bonzel, il cui figlio Amit è uno dei 226 militari caduti nell’operazione in corso a Gaza. Per Dedi Simchi, il cui figlio Guy è stato ucciso il 7 ottobre, l’attuale conflitto è stato imposto a Israele “a causa di un terribile fallimento. E ci impone una vittoria chiara e completa… Questa vittoria è possibile e nessuno deve cercare di dirci il contrario”.
Contemporaneamente a Tel Aviv si è svolta una dimostrazione a favore di un accordo che porti al rilascio degli ostaggi e al cessate il fuoco. A loro si sono rivolti i coniugi Bonzel. “È difficile per noi immaginare l’entità del dolore, dell’ansia e della sofferenza che state sopportando. Vi chiediamo in questo momento di tensione e di difficoltà, in mezzo ai negoziati per il rilascio dei prigionieri, di non vederci come nemici ma come fratelli. Accettateci, temiamo che la liberazione di altri terroristi danneggi la deterrenza di Israele. Non vedeteci come nemici quando chiediamo di continuare la lotta e sconfiggere Hamas. Siamo fratelli”.