ISRAELE – L’operazione per salvare gli ostaggi: il retroscena

L’operazione di salvataggio di Louis Har e Fernando Marman a Rafah, nel sud di Gaza, è durata circa un’ora. Da settimane l’intelligence israeliana aveva in mano le informazioni su dove fossero imprigionati i due ostaggi: al secondo piano di un edificio nel cuore di Rafah. Ma per poter agire nella città, non coinvolta nell’operazione via terra, serviva aspettare il momento propizio. Il via libera è arrivato nelle scorse 24 ore. L’operazione condotta congiuntamente dall’unità antiterrorismo della polizia, Yamam, dall’agenzia d’intelligence Shin Bet e dall’esercito è iniziata con gli attacchi aerei contro il battaglione locale di Hamas “Shabora”. Un diversivo per permettere alle forze speciali di entrare a Rafah e posizionarsi sotto l’edificio dov’erano detenuti Har e Marman. All’1.49 è iniziata l’irruzione. Con dell’esplosivo gli agenti israeliani si sono aperti la strada e sono saliti al secondo piano. I terroristi-carcerieri erano tre e sono stati eliminati subito. Gli agenti “hanno abbracciato e protetto Louis e Fernando con i loro corpi”, ha raccontato il portavoce dell’esercito Daniel Hagari. I due uomini sono stati portati fuori con l’unità di commando Shayetet 13 della Marina e la 7a Brigata corazzata a fornire copertura per l’estrazione. Dagli edifici vicini gli uomini di Hamas hanno iniziato a sparare e si è sviluppato un prolungato scontro a fuoco. “Diversi terroristi sono stati eliminati questa sera”, ha spiegato Hagari, mentre nessun soldato israeliano ha riportato ferite. Con lo scontro in corso, un mezzo blindato è riuscito a trasportare Har e Marman fuori Rafah. Un veicolo di Hamas ha provato un inseguimento, ma è stato eliminato dai caccia israeliani. “È stata una notte molto tesa e molto toccante. Un’operazione del genere è stata possibile grazie al grande sacrificio dell’esercito e delle truppe di riserva cadute e ferite nelle battaglie” di questi mesi, ha sottolineato Hagar. “Senza il loro sacrificio non saremmo arrivati a questo momento”, ha concluso il portavoce militare.
Questa è la seconda operazione di salvataggio andata a buon fine dall’inizio della guerra, 129 giorni fa. La precedente missione, a metà ottobre, aveva portato alla liberazione di Ori Megidish, una soldatessa rapita dalla base militare di Nahal Oz.
Secondo l’analista militare di ynet, Ron Ben Yishai, il successo della missione a Rafah potrà avere “un forte impatto sulla condotta di Hamas nei negoziati in corso”. Potrebbe portare il gruppo terroristico a maggiori aperture per un’intesa sul cessate il fuoco in cambio della liberazione degli ostaggi. Sono 134 i rapiti ancora in mano ai terroristi. Almeno 31, secondo le informazioni dell’esercito, non sono più in vita.