MEMORIA – Il portale “1938” della Sapienza presentato a New York
“Un’efficientissima banalità del male”

Da chi e come furono applicate le leggi razziali del 1938 all’Università La Sapienza di Roma? Il lavoro sulle carte d’archivio per capire entità ed effetti non si è concluso. Un passaggio fondamentale per la ricerca è stato la messa online, lo scorso anno, del portale 1938-sapienza-leggirazziali.it. Un progetto che fa ordine nella documentazione relativa ai provvedimenti antisemiti adottati dall’accademia mettendola a disposizione degli studiosi. “Da questo lavoro un dato emerge nella sua brutalità: la macchina amministrativa dell’università fu implacabile. Il rettore, il consiglio di amministrazione, il senato accademico, le singole facoltà, tutti applicarono immediatamente le leggi del 1938. Se vogliamo, la banalità del male nella sua essenza più cristallina”, spiega a Pagine Ebraiche lo storico Umberto Gentiloni, coordinatore del progetto.
Di recente Gentiloni, assieme alla collega Serena Di Nepi e alla rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, ha presentato il portale al consolato generale d’Italia a New York. “L’iniziativa è stata organizzata con la collaborazione del Primo Levi Center. Per noi è importante raccontare al di fuori dell’università questa ricerca, che non si è conclusa”, racconta Di Nepi, storica e parte del team di lavoro sull’archivio dell’accademia romana. “Il portale, realizzato grazie al sostegno della Fondazione Museo della Shoah di Roma, apre a diversi percorsi. Ad esempio si possono vedere le biografie puntuali di chi fu vittima delle espulsioni”, sottolinea Di Nepi. E cita l’esempio di Roberto Almagià, tra i padri della geografia moderna in Italia. Giurò come tanti fedeltà al fascismo, firmò il manifesto di Benedetto Croce per poi essere allontanato dall’università alla fine del ’38. “A fregargli la cattedra sarà un suo alunno. Sarà riammesso nel 1944, dopo ‘sei anni di dolorosa parentesi’, come scrive lui stesso”. Dai fascicoli, spiega Gentiloni, “emerge la complessità delle vite dei docenti espulsi. Si leggono le riflessioni di chi, rifugiatosi negli Stati Uniti, non sa se rientrare finita la guerra. Nessuno chiede loro scusa, per cui perché tornare in Italia?”.
Al momento i faldoni aperti, censiti e pubblicati sul portale sono quelli dedicati ai docenti e sono iniziati dei tirocini per sviluppare lo studio delle singole biografie. Tra gli obiettivi, la produzione di tesi su questo argomento.
Altro obiettivo, aprire i faldoni legati al personale amministrativo e poi agli studenti. “Vogliamo tradurre la documentazione in inglese per facilitare l’accesso anche all’estero e creare una rispondenza maggiore con archivi privati e fondi archivistici di altri paesi ”, spiega Gentiloni.
Il lavoro sulle carte della Sapienza mette in evidenza l’efficienza della macchina persecutoria italiana. “Le leggi razziali erano scritte bene, tanto da essere prese come esempio dalla Francia di Vichy. In un’università furono applicate molto velocemente, senza fare sconti a nessuno, senza ripensamenti”, rileva Di Nepi. Lo strappo del 1938, aggiunge la storica, “rappresenta il fallimento del processo di emancipazione italiana. Queste famiglie ebraiche, uscite dai ghetti, seguono il percorso liberale, entrano a far parte della nuova borghesia del paese, si sentono parte della società. Fino al 1938, quando questo mondo crolla completamente”.
Per la rettrice Polimeni “l’apporto sul piano storiografico di questo progetto è molto rilevante in quanto la ricerca, l’indagine e l’archiviazione storica rappresentano lo strumento più efficace per evitare che quanto accaduto in passato si ripeta”.