GIUSTIZIA – Il diritto alla carne kasher “stordito” da una sentenza della Cedu
In Europa è lecito vietare a ebrei e musulmani di praticare la macellazione rituale. A sancirlo, la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), respingendo una petizione congiunta di organizzazioni ebraiche e islamiche del Belgio. “È un giorno nero per l’Europa”, ha commentato il presidente della Conferenza dei rabbini europei, Pinchas Goldschmidt. La Corte di Strasburgo, ha aggiunto il rav, con la sentenza di ieri considera “i diritti degli animali più importanti dei diritti umani”.
Per i giudici vietare la possibilità di macellare gli animali senza preventivo stordimento – come prescritto dalle regole ebraiche e islamiche – non interferisce con la libertà di religione né costituisce una discriminazione. Sono quindi legittimi i provvedimenti della Vallonia e delle Fiandre, che nel 2018 e nel 2019 avevano introdotto la messa al bando della Schechitah (macellazione rituale ebraica) e della Dhabihah (macellazione islamica). Norme che i ricorrenti, tra cui il rabbino capo del Belgio, Albert Guigui, speravano di cancellare. Invece la Corte ha considerato il divieto “giustificato in linea di principio” e “proporzionato” all’obiettivo di proteggere il benessere degli animali.
Dopo questa sentenza, il timore è che altri paesi adottino proibizioni simili, danneggiando altre comunità ebraiche e islamiche nel diritto a rispettare i propri precetti religiosi. “È un sentenza molto preoccupante perché crea un precedente e perché limita il normale svolgimento della vita ebraica”, osserva Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova e assessore Ucei agli Affari Religiosi.
“Ogni paese ha le sue legislazioni, non è detto che il problema si allarghi, ma certo è un segnale inquietante”, aggiunge il rav, numero due dell’Assemblea rabbinica italiana. “Soprattutto è inquietante in un momento come questo, in cui l’attenzione per il mondo ebraico non è certamente positiva. L’opinione pubblica sta dimostrando di non approfondire i problemi e si è creato un clima preoccupante. La sentenza contribuisce a peggiorarlo”, sottolinea Momigliano.
Per rav Goldschmidt “la decisione della Corte di Strasburgo è deludente, ma non inaspettata”. Per questo “la Conferenza europea dei rabbini si è sempre opposta al ricorso presso la Cedu”. Un ricorso che con questo esito ha creato un precedente pericoloso, ha aggiunto il rav. “Le comunità ebraiche e musulmane d’Europa continueranno in ogni caso a lottare per le libertà religiose e l’uguaglianza in Europa”.
La shechitah consiste nella recisione rapida, con un coltello molto affilato, della vena giugulare, dell’esofago e della trachea dell’animale macellato. Quest’ultimo non deve essere stordito, come invece ordinano le norme della Vallonia e delle Fiandre. Secondo la Corte e le autorità belghe lo “stordimento” rappresenterebbe una maggiore tutela per il benessere dell’animale. A riguardo, spiegava in passato su Pagine Ebraiche il rabbino capo di Roma, rav Riccardo Di Segni, “il cosiddetto ‘stordimento’ non è una pratica amorevole, ma è una scarica elettrica, o l’esposizione a gas soffocanti o un colpo di pistola. Non c’è nessuna dimostrazione scientifica che la pratica ebraica senza stordimento faccia soffrire di più l’animale, anzi può essere vero il contrario: il dissanguamento non è una lenta agonia, ma un rapidissimo svuotamento che induce shock e perdita di coscienza; che se infine molti si convinceranno a diventare vegetariani (e faranno pure bene) gli unici per cui questa scelta sarà non volontaria, ma imposta, saranno gli ebrei osservanti”.