ISRAELE – Terrorista uccide a una fermata dell’autobus Trattativa su Rafah

Il terrorista palestinese è arrivato in auto allo svincolo Masmiya, nei pressi di Gedera, città nel sud d’Israele. A un certo punto ha fatto inversione, raccontano i testimoni, e si è avvicinato a una fermata di autobus dove decine di persone erano in attesa. È sceso dal veicolo e ha iniziato a sparare con una pistola, uccidendo due ventenni e ferendo altre quattro persone. Sul posto un civile armato, ex membro delle forze di sicurezza, è riuscito a intervenire ed eliminare il terrorista, residente a Gerusalemme est. “Questo attacco ci ricorda che tutto il paese è un fronte e che gli assassini, che non provengono solo da Gaza, vogliono ucciderci tutti”, ha commentato a caldo il primo ministro Benjamin Netanyahu. “Continueremo a combattere fino alla vittoria completa con tutte le nostre forze, su ogni fronte, ovunque, finché ristabiliremo la sicurezza e la pace per tutti i cittadini di Israele”, ha aggiunto. L’attentato arriva nel 133esimo giorno del conflitto a Gaza, con le forze militari israeliane impegnate nella città di Khan Younis. Qui, all’ospedale Nasser, sono stati arrestati 20 uomini di Hamas che hanno preso parte ai massacri del 7 ottobre, ha reso noto il portavoce dell’esercito. Nel nosocomio, il più grande del sud della Striscia, sono state trovate anche diverse armi.
I soldati di Tsahal sono entrati nell’edificio giovedì, dopo aver circondato l’ospedale per una settimana, affermando di avere informazioni sulla presenza di ostaggi e sul fatto che alcuni corpi di ostaggi morti potrebbero essere ancora sul posto. Il mese scorso, un ex ostaggio ha dichiarato alla stampa di essere stata portata nell’ospedale, assieme ad altri rapiti il 7 ottobre.
Nelle ultime 24 ore, l’esercito ha continuato la sua operazione in diverse parti della Striscia di Gaza con attacchi aerei e scontri a fuoco tra truppe e terroristi. In uno di questi combattimenti è rimasto ucciso il soldato Noam Haba, 20 anni. Il 234esimo caduto israeliano dall’inizio della campagna militare via terra. A Khan Younis l’esercito sta completando le proprie missioni, ma il grande interrogativo rimane Rafah. Sulla città al confine con l’Egitto si è aperto un dibattito internazionale. Dagli Stati Uniti all’Europa, diversi governi chiedono a Gerusalemme di non intervenire nell’area, diventata il rifugio di centinaia di migliaia di gazawi sfollati. Una richiesta ribadita dal presidente Usa Joe Biden a Netanyahu ieri sera nel corso di una telefonata tra i due. Il premier israeliano ha però definito necessario intervenire a Rafah, dove si pensa possano essere nascosti diversi dei 134 ostaggi ancora in mano a Hamas.
Intanto dall’altra parte del confine a muoversi, per il timore dell’arrivo di migliaia di rifugiati palestinesi, è l’Egitto. Secondo le agenzie Reuters e Associated Press il Cairo sta preparando nel Sinai un’area, delimitata da un muro, per ospitare circa 100mila persone. Secondo una fonte delle agenzie, l’Egitto è ottimista sul fatto che i colloqui per un cessate il fuoco evitino un attacco nell’immediato a Rafah e così lo scenario di una fuga di massa verso i suoi confini. L’area nel Sinai, di cui le autorità egiziane non hanno confermato l’esistenza, è comunque in costruzione come misura temporanea e precauzionale.