LA MOSTRA – Dall’Italia ad Auschwitz,
le storie delle vite spezzate nella Shoah
È una mostra dallo straordinario valore documentale “Dall’Italia ad Auschwitz”, che si è aperta ieri nella Sala Carmi del complesso ebraico di Casale Monferrato. Una trentina di pannelli che offrono un resoconto completo a chi vuole conoscere nel dettaglio uno dei capitoli più neri della Shoah in Italia, un compendio didattico ideale per insegnanti e studenti delle scuole interessati ad approfondire lo studio del Novecento.
La mostra, visitabile fino a domenica 3 marzo, si dipana in un allestimento di grande semplicità tra lunghi testi e immagini che rivelano il notevole lavoro di ricerca negli archivi pubblici e privati per ricostruire, praticamente nella sua totalità, l’immenso sforzo logistico che i nazifascisti allestirono allo scopo di deportare dall’Italia, verso la “soluzione finale”, decine di migliaia di persone. Un lavoro, frutto dell’opera di due curatori di enorme esperienza nel ricostruire la storia della Shoah come Sara Berger e Marcello Pezzetti, diventato un’esposizione per la Fondazione Museo della Shoah di Roma. Ma l’emozione che suscita nel visitatore non è data solo dalla completezza: volti e nomi emergono dai numeri astratti. Sono le piccole storie di famiglie di Milano, Roma, Verona e Trieste prelevate dalle loro case e avviate al cammino di spoliazione dell’individuo che terminava su una banchina del treno di fronte ai forni crematori. Una sala è dedicata alla storia e al “funzionamento” del complesso di Auschwitz-Birkenau, in cui sono raccontati i particolari più tragici della macchina dello sterminio. L’altro importante merito dell’esposizione è di far comprendere, oltre l’efficienza, anche l’universalità dell’ingranaggio. La deportazione dall’Italia ha riguardato anche gli ebrei stranieri che negli anni precedenti avevano cercato rifugio nella penisola, così come gli ebrei che risiedevano nelle isole del Dodecaneso, nella quasi totalità di nazionalità italiana. E poi c’è un importante accenno sulla deportazione “politica” di cui sono stati vittime molte donne residenti nel territorio dell’Adriatisches Küstenland (Litorale Adriatico) e un piccolo numero di rom, dato fino ad oggi sconosciuto, anch’essi arrestati nello stesso territorio.
Alberto Angelino