VERONA – Rabbino e vescovo in sinagoga:
la sfida del dialogo, il pensiero a Israele
Sinagoga di Verona gremita per un incontro dedicato alla 35esima giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo ebraico-cristiano. A confronto attorno al passo di Ezechiele “Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?” il rabbino della città Tomer Corinaldi e il vescovo Domenico Pompili. Fra il pubblico, accolti dalla presidente della Comunità ebraica Anna Trenti Kaufman e dalla vicepresidente Ester Silvana Israel, la pastora valdese Laura Testa, il pastore luterano Georg Reider, il delegato della diocesi vicentina Gianluca Padovan e l’imam della Coreis Mansur Baudo. Tra tanti temi affrontati inevitabile un passaggio sull’attualità, anche in considerazione dell’impatto di alcuni gesti e parole rilanciati dai media. “Oggi lo Stato di Israele è un magnifico mosaico umano, un microcosmo del mondo intero”, ha detto il rabbino Corinaldi. “Persone di colori diversi, culture diverse, lingue diverse, tradizioni diverse e anche un diverso concetto religioso ebraico. Ciò che li collega tutti è la connessione con il popolo di Israele, con l’identità ebraica, con l’eternità di Israele”. La Shoah “è stata un evento universale, il più difficile della storia umana”, ha proseguito il rav. “Universale” è anche il valore della fondazione dello Stato ebraico “e forse è per questo che gli occhi del mondo sono così occupati da ciò che sta accadendo in Israele, un piccolo paese le cui dimensioni corrispondono più o meno all’Emilia Romagna”. Il vescovo aveva già visitato la sinagoga in dicembre, in occasione di Chanukkah. Per la giornata del dialogo ha riconosciuto che “le chiese cristiane hanno faticato, nel corso della storia, a ritrovare l’ebraicità da cui hanno origine”. Oggi però “questa riflessione, anche sulla storia del popolo ebraico, è imprescindibile: dobbiamo essere aperti al confronto, in un cammino che è esperienza di fraternità”. Nonostante il difficile presente, la profezia che ha dato il titolo all’incontro “può trasmetterci ottimismo”, ha sostenuto il rav. E questo perché “la speranza e la fede nello Spirito, nell’unità e nell’amore, nella pace e nella santità vivono dentro di noi”.