7 OTTOBRE – Femministe per Israele
in piazza il 7 marzo a Roma

Una maratona oratoria, tutta al femminile, “per non dimenticare l’atroce violenza contro donne ebree e israeliane commessa dai terroristi di Hamas”. L’iniziativa parte dalla neonata associazione Setteottobre ed è in programma giovedì 7 marzo a Roma alle 18, in piazza Santi Apostoli, con l’adesione tra gli altri dell’Ucei. Unite da un messaggio comune e dalla necessità “di rompere il silenzio” su quanto avvenuto e sulla sua elaborazione nelle società occidentali, interverranno esponenti della cultura, delle istituzioni e delle associazioni femministe. Con loro ci saranno anche alcune dissidenti iraniane, già scese in piazza accanto alle comunità ebraiche e ai rappresentanti dello Stato d’Israele.
A cinque mesi esatti dal massacro e alla vigilia della giornata internazionale della donna, “quello sarà il nostro otto marzo”, spiega a Pagine Ebraiche la giornalista e attivista per i diritti delle donne Nicoletta Tiliacos. “Il report dei centri anti-violenza in Israele ha documentato come stupri e violenze siano stati compiuti in modo sistematico e deliberato. Orrore che si aggiunge all’orrore di cui eravamo già consapevoli riguardo al 7 ottobre”, sottolinea Tiliacos. Eppure, nonostante il tema sia da tempo di pubblico dominio, “quelle violenze e quelle uccisioni non sono state assunte dall’opinione pubblica come una ferita che tutte le donne del mondo devono sentire come propria”. Lo si è visto anche il 25 novembre scorso, nell’ultima edizione della Giornata contro la violenza sulle donne. Quel giorno a Roma “si è tenuta una manifestazione grandiosa e molto significativa”, ma in cui purtroppo “questo elemento di odio sessuale profondo è stato omesso”. Il 7 marzo il tentativo sarà di “sanare quella ferita” e “offrire una testimonianza di vicinanza e solidarietà, evidenziando che ciò che è successo il 7 ottobre rappresenta un episodio emblematico e tragico”. I silenzi e le omertà che si sono manifestate finora “non hanno precedenti paragonabili a questo”, dice ancora Tiliacos, mettendo a confronto da una parte “la volontà di perpetrare un tale atto in modo così eclatante” e dall’altra “le misure e le cautele” nel commentare gli eventi da parte di tanti a Occidente. La conseguenze di un ruolo “oltre la realtà” che l’opzione pubblica ha assegnato da una parte agli israeliani come “carnefici” e dall’altra ai palestinesi come “vittime”. Ciò che ne è derivato, conclude Tiliacos, “grida vendetta” e “riecheggia tragicamente il negazionismo della Shoah”.